Tassa sui rifiuti gonfiata per errore: consumatori sul piede di guerra
Per anni pagata il doppio, in diversi comuni, anche a Napoli. Ecco come difendere i propri diritti
10-11-2017 | di Redazione
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Tassa sui rifiuti gonfiata per errore e pagata per anni più del doppio. E’ successo in diversi comuni italiani ed è stata svelato grazie ad un’interrogazione parlamentare.
E’ stato scovato, infatti, un errore nel calcolo della Tari, relativo alla quota variabile in aggiunta alla quota fissa, scatenando l’ira dei consumatori, ora ovviamente sul piede di guerra minacciando azioni collettive. L’irregolarità è stata svelata – come riporta “La Repubblica” - dal sottosegretario all'Economia Pier Carlo Baretta, nel corso di un question time a Montecitorio. Il Movimento Difesa del Cittadino grida alla truffa ai danni dei contribuenti: l'associazione dei consumatori ha lanciato la campagna 'SOS Tari' per chiedere i rimborsi ai Comuni che avrebbero applicato la tassa rifiuti ingiustamente maggiorata.
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Ancora non si conoscono con precisione i comuni interessati, ma da indiscrezioni si evince che la serie di errori sarebbe stata commessa dai comuni di Milano, Genova, Ancona, Catanzaro, Cagliari e Napoli.
Consumatori sul piede di guerra per rivendicare gli esborsi immotivati: il Movimento difesa del cittadino - che da tempo denunciava irregolarità nell'applicazione del tributo - ha deciso di lanciare attraverso i suoi sportelli territoriali la campagna 'SOS Tari' per chiedere ai Comuni di indennizzare i contribuenti per le somme illegittimamente versate. Per aderire basta inviare una mail alle sedi locali: l'associazione si occuperà di verificare gli avvisi di pagamento e inviare l'istanza di rimborso al municipio competente.
Per cercare di opporsi all’esborso immotivato e far valere i propri diritti, bisogna impugnare l'avviso di accertamento del tributo, notificato loro dal Comune, presentando ricorso alla Commissione tributaria provinciale, in cui denunciano la cattiva applicazione della normativa. Un ricorso da effettuare entro 60 giorni dalla notifica dell'avviso, provvedendo inoltre ad una richiesta di accesso agli atti amministrativi - come previsto dalla L.241/90 – per consultare il proprio fascicolo e verificare i criteri adottati per il calcolo del tributo. Un'altra strada – continua “Repubblica” - sarebbe inoltre impugnare dinanzi al Tar l'intero regolamento comunale relativo alla Tari. I Comuni, dal canto loro, potrebbero già da ora correre ai ripari modificando in autotutela i propri regolamenti se risultano illegittimi, e le proprie tariffe.
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