“Ci siamo trovati nelle zone coinvolte dal terremoto per puro caso. Ci sono macerie ovunque qui e la popolazione ha bisogno di aiuti subito. Mi sono spaventata tantissimo, ma per fortuna stiamo bene”.

E’ il racconto di Giusy, una donna originaria di Gragnano ma che da anni vive e lavora a Istanbul. Da qualche giorno era in vacanza ad Adana, a 180 km da Kahramanmaraş, epicentro del grave terremoto che ha colpito la Turchia. Una scossa di magnitudo 7,8 che alle ore 4.17 locali (le 2.17 in Italia) ha devastato la Turchia meridionale e la Siria settentrionale, con la Direzione per la Gestione dei Disastri e delle Emergenze che ha dichiarato lo stato di emergenza di quarto livello, quello più alto. Numerosi gli edifici crollati, innescando una frenetica ricerca di sopravvissuti tra le macerie nelle città e nei paesi di tutta l'area. E il bilancio di morti e feriti è drammatico, sono già migliaia le vittime accertate.

 “Pochi minuti fa abbiamo sentito un’altra scossa forte e lunga. Cerchiamo di essere prudenti ma la situazione non è facile”, spiega Giusy, svegliata questa notte di soprassalto a causa del sisma. Racconta quegli istanti con terrore, Giusy, che sabato scorso è arrivata ad Adana dove abitano i suoceri approfittando della chiusura temporanea delle scuole, tradizionalmente prevista tra la fine di gennaio e febbraio, con le ferie di fine quadrimestre. “E’ stata una scossa lunghissima, dicono 90 secondi ma non saprei con precisione. Sembrava infinita e molto forte. In casa ero con i miei suoceri, mio marito e nostro figlio. Siamo passati dai letti all’ingresso della casa a fatica, ma barcollando. Una sensazione allucinante, veramente inimmaginabile”.

E proprio lì, ad Adana, la situazione è difficile. Almeno quattro i palazzi crollati, dei quali uno di 17 piani. Negozi e benzinai sono chiusi e tutti stanno cercando un posto in cui andare per qualche giorno. Mancano beni di prima necessità, si contano morti e feriti ma stabilire con precisione le conseguenze del terremoto è ancora molto complicato. “Moltissimi si sono riversati in strada stanotte – ha continuato Giusy – e le continue scosse che si susseguono non ci fanno stare tranquilli”. Immediato è stato però il pensiero per la mamma e i suoi fratelli che vivono a Gragnano e in alcune parti d’Italia: “Li ho avvisati subito, prima che lo potessero apprendere dai telegiornali. Volevo fargli sapere subito che nonostante tutto stavamo bene. Ora però servono aiuti, soprattutto per chi è rimasto al freddo e senza casa. Come diciamo qui, Gecmis olsun, Turkiyem. Guarisci presto, Turchia”.

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