Torre Annunziata. Per l'accusa era tra i 7 componenti del "Terzo Sistema", costola criminale fuoriuscita dal clan Gionta e composta solo da giovanissimi. Ma ieri, i giudici della Cassazione hanno cancellato per Bruno Milite, 23enne torrese finito in manette nel luglio scorso insieme al presunto capo della nuova gang, Domenico Ciro Perna, l'accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico.

Milite, difeso dall'avvocato Salvatore Irlando, che dinanzi ai giudici ha contestato l'esistenza stessa del nuovo sodalizio criminale sorto - secondo l'accusa - tra i figli di ex carcerati dei clan Gionta e Gallo-Cavalieri, resta in carcere. Il suo avvocato presenterà poi un nuovo ricorso al Tribunale della Libertà.

La decisione assunta ieri dai giudici della VI sezione della Corte di Roma (e valida soltanto per Milite) potrebbe però ripercuotersi in maniera positiva sulla storia giudiziaria degli ulteriori indagati. Con Bruno Milite, infatti, lo scorso 13 luglio, i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata arrestarono Domenico Ciro Perna, di 26 anni, che nella sua abitazione aveva predisposto due botole che conducevano ad un nascondiglio. Il suo piano di fuga, quel giorno, non riuscì a salvarlo. In manette finirono anche: Salvatore Orofino, Gennaro Pinto, Luigi Gallo e Vittorio Della Ragione.

Associazione per delinquere di stampo camorristico, detenzione di esplosivi, porto e detenzione di armi e ricettazione, le accuse mosse a vario titolo e per tutti dagli inquirenti. Secondo l'accusa, i 7 giovanissimi erano pronti ad affermarsi tra le cosche del vesuviano. Il neonato "Terzo Sistema" di camorra - stando alla iniziale impostazione dei pm - aveva infatti come mission principale la scalata ai settori del racket e della gestione del traffico di droga a Torre Annunziata.

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