Maria Teresa Giglio, cinquantotto anni, è la madre di Tiziana Cantone, la giovane che ha deciso di togliersi la vita a trentuno dopo che un video osé che la vedeva protagonista aveva fatto il giro del web in tutto il mondo. Era il 13 settembre 2016 quando si è stretta un foulard intorno al collo nella casa materna a Mugnano, ma oggi, a distanza di circa tre anni, potrebbe venir fuori un'altra verità, grazie a un libro scritto a quattro mani dall'avvocato Romina Farace e dal giornalista Luca Robustini. Si chiama “Uccisa dal web – Tiziana Cantone – La vera storia di un femminicidio social, dalla testimonianza diretta di Maria Teresa Giglio”.
L'altra verità di Maria Teresa e dell'avvocato Farace
“Questo libro – inchiesta vuole far riflettere su alcuni elementi che secondo noi non sono mai stati presi in considerazione né sul luogo dov'è morta Tiziana né successivamente, in fase di indagine. Innanzitutto su ventisettemila messaggi in Procura, ne sono stati vagliati solo sessanta – hanno spiegato – In secondo luogo la dinamica non è molto chiara. Secondo gli inquirenti, Tiziana si sarebbe stretta da sola un foulard intorno al collo tramite un attrezzo da palestra, ma nella stanza dov'è morta non c'erano le distanze esatte per mandare in trazione un foulard. Non sono stati effettuati gli esami tossicologici e l'autopsia, non è mai arrivata la scientifica, non sono state rilevate le impronte – concludono – Non si può classificare suicidio una morte fino a che non sono stati esaminati tutti gli elementi. Fino ad allora è un omicidio”.
Secondo Maria Teresa, sua figlia non aveva motivi per togliersi la vita
"Stava meglio, parlava molto con me, la vedevo più serena, e anche per questo ho dubbi sul fatto che si sia suicidata”.
L'io narrante di “Uccisa dal web” è la madre, che dalla morte di Tiziana ha deciso di esporsi per due motivi:
“Restituire a mia figlia la sua dignità e mettere un freno al cyberbullismo”, come ha spiegato durante la presentazione del libro al Comune di Pompei. “Quel video ha scatenato pesanti conseguenze nella vita di Tiziana – ha spiegato la donna – Quando ha provato a cancellarli dal web si è accorta che era pressoché impossibile. Le sue denunce sono rimaste inascoltate. Il mondo intero la considerava una poco di buono, ma se il protagonista di quelle immagini fosse stato un uomo, non sarebbe stato affatto beffeggiato. Forse sarebbe stato considerato un “vero uomo”.
Ma chi era davvero Tiziana?
“Mia figlia era una ragazza come tante, intelligente, studiava alla Facoltà di Giurisprudenza. Era molto semplice e sognava di trovare il vero amore. Com'è stato testimoniato anche dai suoi ex fidanzati durante il processo, aveva normali abitudini sessuali. Era buona, generosa, aveva una spiccata sensibilità e desiderava una famiglia. Quando finiva una relazione mi diceva sempre “Mamma, tu alla mia età eri già madre”.
Per Maria Teresa sua figlia sarebbe stata plagiata
“Tiziana non ha mai avuto nella sua vita un padre presente. Io sono stata tutta la sua famiglia da quando mi sono separata da mio marito. Questo ha causato una problematica che forse l'ha portata a cercare negli uomini protezione e sicurezza che non ha avuto dalla figura paterna. Ha infatti cercato sempre relazioni con uomini più grandi di lei. Quando ha conosciuto Lui ha subito una manipolazione affettiva. Come se fosse stata scelta, Tiziana era la preda giusta. Mia figlia voleva piacergli e per questo cedeva ai suoi ricatti”.
La storia di Tiziana è unica. Un incastro perfetto tra violenza di genere e cyberbullismo.
“Gli hater – spiega Maria Teresa – Non sono solo i ragazzini. Sono anche gli adulti e sono anche più pericolosi. Un giovane può essere educato, mentre per un adulto è più difficile e servono pene severe. Devono andare in galera. È troppo facile sfogare la rabbia forti dell'anonimato. Tiziana Cantone non è solo mia figlia, siamo tutti. Perché nessuno sul web può sentirsi al sicuro”.
Dopo la morte di sua figlia, Maria Teresa ha portato avanti una battaglia arrivata fino al Parlamento per ottenere una legge che tuteli le vittime come sua figlia. Si chiama Revenge Porn, approvata dalla Camera, è in attesa di passare in Senato.
Maria Teresa, cosa direbbe a sua figlia se fosse ancora viva?
“Quando stava attraversando quel brutto periodo, avevo sete di sapere ma non volevo turbarla. Mia figlia non è stata vittima solo di Lui, ma di un gruppo seriale di predatori veri e propri. Adesso a Tiziana direi: “Ci sono io”, avremmo lottato insieme. Lo ribadisco, mia figlia stava meglio ed è per questo che non credo che si sia suicidata. Dicevo sempre “Tiziana, a mamma”, adesso questa mamma non esiste più”.
E se potesse parlare a chi ha messo in circolo quel famoso video, cosa gli direbbe?
“Oggi si fa più attenzione a non uccidere un animale che una persona. Prima di fare del male a qualcuno si dovrebbe pensare a cosa c'è dietro. Invece mia figlia è stata derisa per quella frase: “Stai facendo il video? Bravoh”, che è diventata oggetto di sfottò, di merchandising. E anche il cattivo giornalismo ha fatto la sua parte. Prima di scrivere di una persona si dovrebbe parlare direttamente con lei o con la sua famiglia, anche prima di pubblicarne il nome e il cognome.Su mia figlia ne hanno dette di tutte, serve più rispetto, serve comprensione e soprattutto, serve una rivoluzione sociale, che superi le barriere del patriarcato”.
Giovanna Sorrentino
Maria Teresa Giglio, cinquantotto anni, è la madre di Tiziana Cantone, la giovane che ha deciso di togliersi la vita a trentuno dopo che un video osé che la vedeva protagonista aveva fatto il giro del web in tutto il mondo. Era il 13 settembre 2016 quando si è stretta un foulard...
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