E’ nuovo colpo di scena al processo sui presunti brogli commessi alle Regionali 2010 nella sezione 49 di Torre Annunziata dove, secondo l’accusa, “si violò la legge elettorale” la sera stessa del 29 marzo, per favorire l’elezione a Napoli del candidato di ‘Noi Sud’ Raffaele Sentiero (estraneo alla vicenda penale).  

L’ACCUSA Alla sbarra finirono l’ex assessore in quota Pd Michele Cuomo (difeso dagli avvocati Michele Riggi e Marina Ciniglia), in qualità di rappresentante di lista, e il segretario del seggio Michele Papa (assistito da Roberto Cuomo). Entrambi, per il pm della Procura Sergio Raimondi, quella sera “lavorarono sporco”, “compilando un verbale poco chiaro” e attribuendo quattro voti in modo “fraudolento” a Sentiero in danno di Francesco Barbato, primo tra i non eletti e oggi parte civile a processo. Nonostante proprio Cuomo, nelle sue dichiarazioni spontanee rilasciate al Collegio presieduto dal giudice Antonio Pepe, testualmente disse: “Io Sentiero lo schifo. Come uomo e come politico. Se mi condannate, ricoveratemi pure”.

CONTI, RICONTI E UNA TESTIMONIANZA ‘ECCELLENTE’ Il processo sui ‘fattacci della 49’ è pieno zeppo di calcoli, riconteggi di schede e racconti in Tribunale che, almeno in origine, avrebbero dovuto chiarire il tutto. “Segnalai due schede anomale. La prima, con nessun simbolo sbarrato e con il solo nome di Sentiero, sarebbe anche potuta passare con una gran forzatura. La seconda, con una croce solo sul partito ‘La Destra’, invece no. In quel caso, doveva attribuirsi il mero voto di lista a quel partito”. Così dichiarò in aula il 25 marzo scorso l’allora sostituto commissario di Polizia, in servizio a Torre Annunziata, Antonio Troiano, incaricato nel 2011 con altri tre agenti delle prime operazioni di verifica.

LA SVOLTA Frasi “monche”, dettagli mancanti e ricostruzioni “imprecise” per la difesa di Cuomo, che sollecitò alla scorsa udienza il giudice Pepe a fare di nuovo i conti. Stavolta di persona. Il Presidente non si tirò indietro, scoprendo così che le schede ‘anomale’, in realtà, erano quattro su 470. Tutte riportanti il voto per Sentiero (in una è scritto ‘Sentiere’, ndr) in corrispondenza però di liste diverse: due della “Destra -Storace”; una della “M.P.A./P.S.I”; l’ultima invece in corrispondenza della lista numero 11 – “Il popolo della libertà”.

FATTO 'NUOVO' Un risultato definito oggi dallo stesso pm Raimondi come “una circostanza nuova che ha bisogno di approfondimenti”. Per questo, esattamente alle 15, il giudice Pepe riapre il faldone in aula ‘Siani’, mostrando a tutti, l’ex assessore Cuomo compreso, che si avvicina con curiosità ed un pizzico di ‘spavalderia’ a quel faldone, l’esatta composizione delle quattro, non più due schede ‘sospette’. L’accusa, anche prima del nuovo colpo di scena, chiede al Collegio di riascoltare in aula il commissario Troiano, “per capire il modus operandi del primo riconteggio”. Richiesta respinta dai giudici, che dichiarano chiuso il dibattimento, ma il pm, a questo punto, ha bisogno di tempo per le sue richieste. Processo quasi riscritto e che volge, forse, verso un’incredibile assoluzione degli imputati dopo quasi quattro anni e mezzo. Lo si intuisce e si 'respira' in Tribunale, oggi. Dopo l’ennesimo calcolo di voti, schede e simboli sbarrati.

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