TORRE ANNUNZIATA. “Non volevamo rapinare la farmacia. La pistola, quel giorno, ci serviva per litigare con dei ragazzini di Pompei. Ci chiamavano sul cellulare e ci minacciavano da giorni. Volevamo spaventarli”. Un progetto di rissa tra minori, usata per rispondere all’accusa di tentata rapina ai danni della farmacia “Matachione” di via Vittorio Veneto. Questa la difesa scelta da G.F., oplontino imparentato con esponenti del clan Falanga di Torre del Greco e G.V., ritenuto invece vicino ai Vangone di Boscotrecase. Entrambi i 15enni, interrogati dal pm di Napoli Nicola Ciccarelli, hanno fornito al magistrato la stessa versione: una sorta di spedizione punitiva al confine, dopo ripetute “minacce” via telefono. Sarà la Procura per i minorenni a decidere sul possibile rinvio a giudizio della coppia (difesa dagli avvocati Luciano Bonzani e Giuseppe Ricciulli).

IL FATTO. I carabinieri di Torre Annunziata arrestarono i due ragazzini (incensurati) lo scorso 5 dicembre: percorrevano via Veneto in sella ad uno scooter, con la targa coperta dal nastro adesivo, caschi integrali e visiera abbassata. Giunto all’altezza del centralissimo bar “Delle Palme” G.V., alzandosi il collo del maglione (secondo le indagini e le immagini della videosorveglianza), estrasse la pistola dai pantaloni: gesto che spinse i militari all’immediato intervento. I carabinieri bloccarono i 15enni all’ingresso della farmacia “Matachione”. Per l’accusa nessun dubbio: entrambi cercavano il bottino di giornata. La pistola, poi sequestrata, era finta e senza tappo rosso. Dopo il fermo, i ragazzini vennero affidati ai rispettivi genitori.      

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