“La fortuna volle che nella prima esplosione, ben 12 vagoni di coda si staccarono e con l’onda d’urto arrivarono si allontanarono, altrimenti tutta Torre Annunziata poteva essere rasa al suolo”.

Lo storico oplontino Vincenzo Marasco racconta così una delle tragedie che più hanno segnato la storia e il volto di Torre Annunziata. Uno squarcio nel silenzio e la città piombò nella paura. Erano le 18.00 del 21 gennaio del 1946 quando la città fu sconvolta da una vera e propria sciagura.

Una ferita ancora aperta”, ha raccontato Marasco. Lo scoppio di un convoglio ferroviario alleato formato da carri scoperti colmi di tritolo e bombe d’aeroplano.  Dopo pochi minuti si verificarono altre due esplosioni, questa volta molto più violente, che fecero sobbalzare l’intera città, radendo al suolo tutte le abitazioni della zona del porto e provocando 54 vittime ed oltre 400 feriti in modo grave, senza contare quelli con conseguenze di minore importanza. Più di 10mila, invece, furono i proprietari di appartamenti danneggiati; 3mila i senza dimora. Difficili da quantificare le ripercussioni su fabbriche, mulini e pastifici. La guerra, terminata da poco, lasciò una eredità pesantissima, in termini di vite umane ed economici. E ancora oggi la città mostra i segni di quella tragedia.

Anche la Chiesa dell’Annunziata riscontrò ingenti danni, si temette infatti per le sorti del quadro della Madonna della Neve, patrona della città, ma per fortuna (o per miracolo) la cappella in cui era custodita rimase intatta.  L’onda d’urto inoltre arrivò a distruggere vetri e infissi perfino delle abitazioni del centro.

“Molti cittadini al momento delle esplosioni erano al cinema Moderno – ha ricordato lo storico Vincenzo Marasco, anche attraverso il documento che ha prodotto per vesuvioweb - e scapparono dalle loro famiglie giù all’Annunziata. Lo spettacolo fu raccapricciante. Probabilmente fu anche grazie alla barriera ferroviaria che una parte della città non fu rasa al suolo dalle deflagrazioni.

Il ricordo della giornata sarà commemorato con una funzione religiosa che mons. Raffaele Russo celebrerà presso la Basilica della Madonna della Neve alle ore 18.30. Successivamente, l’amministrazione comunale di Torre Annunziata depositerà poi una corona d’alloro sulla lapide posta dinanzi alla parete dell’orfanotrofio che riporta i nomi delle 54 vittime del disastro.

"Lo scoppio dei vagoni ferroviari – afferma il sindaco Vincenzo Ascione – rimane uno degli eventi più tragici degli ultimi secoli che la città ricordi". Per commemorare la sciagura, i lavoratori torresi fecero realizzare una lapide commemorativa con incisi i nomi dei deceduti. La stessa, dapprima affissa in Via De Simone ed in seguito collocata sulla facciata dell’Ave Gratia Plena, fu scoperta il 1 Maggio del 1946, in modo da dare a quella festa, tanto sentita dalle maestranze, la valenza di un omaggio al tributo di sangue pagato dalla comunità.

(Foto: archivio Marasco)

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