Torre Annunziata. “Decidemmo di abbattere con urgenza quel Cristo abusivo, alto 4 metri e con le braccia aperte stile Rio de Janeiro, per lanciare subito un segnale contro la camorra, che nel 2009 a Torre Annunziata era ancora molto forte. Piazza San Luigi è a cinquanta metri da Palazzo Fienga, il fortino adesso vuoto del clan Gionta. Io, da sindaco, dissi all’assessore Auricchio: demoliamo e ricostruiamo, occorre fare presto. Fu il chiaro indirizzo del Comune”. Questa la “verità” svelata oggi ai giudici da Giosuè Starita.  

SINDACO IN TRIBUNALE. Il primo cittadino torrese è stato ascoltato in tribunale come teste chiave nel processo a carico tra gli altri del ras giontiano Alessandro D'Acunzo (48), alias “gamba di legno”, imputato per presunti abusi edilizi commessi nei dintorni della propria abitazione in Largo Pescatori/via Castello (vedi link correlato, ndr). “D’Acunzo? Un soggetto vivace, diciamo così. Dopo il Cristo ci ha provato altre due volte” – ha continuato Starita. Demolire la sua ‘dependance’ privata rientrò poi tra le prescrizioni imposte dal Prefetto di Napoli al sindaco, dopo l’arrivo della Commissione d’accesso nel 2013 a Palazzo Criscuolo. Solo il 12 maggio 2014, su “input” dello stesso prefetto Musolino, le ruspe demolirono in piazza San Luigi “pensiline metalliche, un parapetto antistante l’ingresso della casa e una tettoia coperta da tegole”. L’importo complessivo netto degli ultimi lavori fu pari a 24mila euro.

IL PROCESSO. A giudizio col ras (condannato di recente a 17 anni in appello per associazione finalizzata allo spaccio, proprio nello slargo con “vista” sul Palazzo dei Gionta, con l’aggravante della modalità mafiosa e armi) sono finiti pure i responsabili degli Uffici comunali coinvolti nella vicenda. Tutti imputati per abuso in atti d'ufficio. Si tratta dell'ex dirigente dell'Ufficio Tecnico di Torre Annunziata, Ciro Cusano, e di Gino Di Donna, difeso dai legali Ferdinando Striano e Maria Sella, all'epoca dei fatti responsabile della Sezione Edilizia abusiva. Per l'accusa, entrambi avrebbero "impedito di espletare le procedure di abbattimento".

In particolare il 18 dicembre 2009 quando, secondo il pm della Procura di Torre Annunziata, Mariangela Magariello, entrambi avrebbero "arbitrariamente sospeso i lavori di demolizione", allontanandosi da piazzetta San Luigi dopo la rimozione del Cristo. Un ritorno in Ufficio, confermato oggi dal geometra Pasquale Popolo, all’epoca dipendente UTC ed estraneo alle accuse: “Cusano e Di Donna andarono via definitivamente solo quando chi abitava in piazzetta gli mostrò dei fogli A4. Forse – ha concluso Popolo – volevano dimostrare la proprietà privata del suolo. Al catasto, comunque, Piazza San Luigi è un’area privata ma ad uso pubblico”. Prima del tragico scoppio del ’46 in zona sud, lì c’era una Chiesa.

IL VERBALE DI “SOMMA URGENZA”. La Procura vuole vederci chiaro anche sul perché i lavori di rimozione vennero affidati con verbale di somma urgenza. Imputato per tale circostanza è invece l'architetto Giacomo Cuccurullo, istruttore della determina dirigenziale che il 30 dicembre 2009 affidò anche il ripristino in Largo Pescatori alla società "Freedom srl" di Quarto. Società che, per i lavori, intascò il 29 luglio 2010 la somma di 60mila euro iva inclusa. Cuccurullo, in concorso con Cusano, per l’accusa avrebbe "dichiarato falsamente la somma urgenza", consentendo quindi alla “Freedom srl” di accaparrarsi i lavori senza la necessità di una procedura negoziata.

“Si trattava di opere abusive, ma non pericolanti. In tal caso, la legge non obbliga alla somma urgenza – ha sottolineato il consulente tecnico della difesa di Cusano, l’ingegnere Giuseppe D’Amico - . Ma dall’atto emergeva comunque si trattasse di un’operazione di polizia. Inoltre – ha concluso il consulente – la somma urgenza consentì di posticipare a 30 giorni la necessaria copertura finanziaria. Era metà dicembre, e a bilancio non c’era più nessun capitolo di spesa libero”. 

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Starita in tribunale