Ha provato a sfuggire all’ergastolo giocando la carta del rito abbreviato. Ma il giudice ha respinto la richiesta dell’avvocato di Catello Martino. Il ras del clan Imparato affronterà il processo, con il serio rischio del carcere a vita.

E’ questo l’esito della prima udienza del processo a Catello Martino, detto “’o Puparuòl”, ritenuto responsabile dell’omicidio di Alfonso Fontana. La vittima, un 25enne di Castellammare di Stabia, fu ucciso a colpi di pistola il 7 febbraio scorso dinanzi a un bar del centro cittadino di Torre Annunziata, a pochi metri dal tribunale.

Martino mise in scena un piano di morte studiato nei dettagli e innescato dalla sete di vendetta contro Fontana, colpevole di avere commesso un furto nella casa di sua figlia sottraendo un bottino tra i 100 e i 300mila euro.

L’esecuzione fu ripresa dalle telecamere di videosorveglianza installate nei pressi dei tribunale. Le immagini dell’orribile morte di Fontana fecero in poco tempo il giro del web. Nel video il killer era alle calcagna della vittima, che tentò disperatamente di sfuggire alla furia omicida del suo assassino. Una scena raccapricciante che terminò con una pioggia di piombo scaricata sul corpo del 25enne. Fatale fu il proiettile alla testa. Secondo gli investigatori sarebbero quattro i soggetti coinvolti nella spedizione punitiva. Una trappola di morte che porta, secondo l’accusa, la firma di Catello Martino, esecutore materiale del delitto.

Ieri in aula l’avvocato difensore di Martino ha provato ad avanzare una richiesta di rito abbreviato, giustificandola con l’assenza di premeditazione. Una scelta che ha avuto come risposta il “no” del collegio giudicante e che quindi non esclude l’ipotesi del carcere a vita per l’esecutore di uno degli omicidi più efferati che si siano verificati negli ultimi anni a Torre Annunziata.

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