La creatività è di casa all’Istituto d’Arte “De Chirico” di Torre Annunziata. Con l’inizio del nuovo anno scolastico sono sopraggiunte le prime difficoltà legate in particolar modo alla fornitura dei banchi monoposto, che ad oggi ancora non sono arrivati.

Un ennesimo segnale di disorganizzazione da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, che non ha saputo rispondere in tempo alle richieste delle varie scuole d’Italia.

Ma al “De Chirico” non si sono persi d’animo. Il dirigente Scolastico Felicio Izzo ha comunque sfruttato tutte le aule a sua disposizione, anche se in qualche caso gli alunni sono costretti a fare lezione senza banchi.

Un caso che conferma quanto sia difficile operare nelle scuole ai tempi del Coronavirus, ma che non ha scalfito l’ottimismo e la voglia di dare un futuro ai suoi studenti del preside Izzo.

“Tutte le diverse soluzioni le abbiamo progettate e sperimentate in un lavoro durato tutta l’estate. Ovviamente quello di un gruppo ristretto. Tra queste anche la soluzione del “ritorno tra i banchi…senza banchi”, ritenendo che una definizione paradossale fosse e sia il modo più adeguato per ricondurre ad una logica di comprensione, ad un sentimento di accettazione una situazione surreale. Ovviamente si tratta di una misura provvisoria in attesa dei banchi monoposto annunciati ufficialmente in consegna dal 12 al 18 settembre, ma a tutt’oggi non ancora registrati dai nostri radar. Quindi le aule senza banchi sono il nostro modo di rispondere con creatività e spirito di adattamento all’emergenza nell’emergenza. Come pure la disposizione particolare di banchi biposto che ci ha consentito di utilizzare arredi diversamente destinati ad essere dismessi”.

Poi ha aggiunto. “Allo stesso modo siamo orgogliosi del video tutorial realizzato con i ragazzi di “Audiovisivo”, con le indicazioni sui percorsi da seguire, sui due varchi di accesso e sugli orari differenziati, oltre che, naturalmente, sulle misure da adottare e sui comportamenti da tenere.

Un altro video lo abbiamo registrato stamattina per un nostro alunno, degente – e lungodegente, purtroppo – in una struttura specializzata di Imola. Il nostro modo di confermare che a noi non interessa essere la scuola dell’eccellenza ma dell’accoglienza, non della selezione più o meno naturale o della competizione ad ogni costo, ma dell’inclusione, della vicinanza, e come consuetudine di vita. Non come maschera,o mascherina, da indossare”.  

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