La felicità – di una persona o di una comunità può essere sostenibile? Attanagliati dalla crisi economica e dall’emergenza energetica e ambientale, possiamo sperare in un futuro di benessere e serenità? Sì, afferma Maurizio Pallante, ideatore della Decrescita Felice. Dobbiamo però invertire la rotta, ribellandoci all’imperativo che ci ha guidati nell’ultimo secolo, la crescita a ogni costo, misurata con l’aberrante strumento del PIL, e stabilire un nuovo modello di sviluppo.

La Decrescita Felice è una filosofia concreta che chiunque, ciascuno quotidianamente e i governi in politica, può mettere in pratica. Decrescere non vuol dire rinunciare a nulla, ma modificare i comportamenti che implicano inutili sprechi.

Così, se perdiamo l’abitudine di passare il sabato al centro commerciale e aderiamo a un gruppo d’acquisto solidale, spendiamo meno e abbiamo pure l’occasione di costruire rapporti basati sulla collaborazione e la fiducia.

Da qui la necessità di investire nelle tecnologie per il risparmio energetico e nelle eco-case, di autoprodurre beni, ridurre rifiuti, instaurare relazioni fondate sulla reciprocità e il dono invece che sulla competizione e la concorrenza. Perseguendo questi obiettivi, la Decrescita Felice corregge le storture del nostro modello economico e indica la via per un’altra dimensione del benessere, in un mondo meno inquinato e in una società più umana.

Non è un’utopia, ma una nuova vita che possiamo cominciare già da oggi. Questi, e simili, gli argomenti su cui confrontarsi nell’incontro di domani alle 16,30 con Maurizio Pallante, al Liceo “Giorgio de Chirico” di Torre Annunziata, evento inserito all’interno del Festival della Felicità 2019, promosso dalle associazioni “Famigliar-mente”, “Progetto Cripta”  e dalla Cooperativa sociale “Litografi Vesuviani”

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