Un unico grido contro la mafia arriva dal “Marconi”. C’è ancora tanto da raccontare. Tanti gli studenti e i presenti all’evento che ha visto protagonisti il Presidente del Tribunale di Palermo Giorgio Morosini e il Magistrato Antimafia Annamaria Frustaci. L’incontro è stato onorato dalla compartecipazione di grandi e piccini, riuniti per rendere omaggio a chi ogni giorno si batte per liberare il nostro paese dal grande problema della Mafia.

L’istituto superiore Guglielmo Marconi, seguito dalla preside Agata Esposito, ha ospitato, in collaborazione con "Agende Rosse", un dibattito antimafia sostenuto dal Presidente del Tribunale di Palermo Pier Giorgio Morosini e dal Magistrato Antimafia Annamaria Frustaci, anteposto dalla rappresentazione teatrale de: “La stanza di Agnese”.

Ad interpretare la signora Borsellino è Sara Bevilacqua in un monologo nostalgico, malinconico e ricco di pathos. L’attrice ha raccontato in un clima di forte intimità il doppio volto di Paolo Borsellino: quello di uomo, padre, marito, di uomo convito e schierato dalla parte degli oppressi. Le parole semplici del drammaturgo Osvaldo Capraro e l’interpretazione magistrale di Sara Bevilacqua hanno toccato ogni tappa della vita del Giudice: dalla laurea in giurisprudenza all’entrata in magistratura a soli ventidue anni, dalla morte del padre al suo matrimonio con Agnese Piraino Leto, alla nascita dei figli, all’arrivo della scorta, poi le prime morti: da Emanuele Basile a Rocco Chinnici per giungere poi alla morte di Giovanni Falcone, a Capaci,  e cinquantasette giorni dopo quella dello stesso Borsellino, in via D’Amelio.

Toccando i punti salienti della sua vita, dal punto di vista della sia famiglia, si è masso in scena il volto di un uomo qualunque che prima di essere “Il Giudice Paolo Borsellino” è stato un uomo semplice, comune, un padre amorevole, attento alle esigenze di tutti, un uomo che nel momento del bisogno ha potuto fare affidamento solo sulle proprie forze, quello di un uomo burlone, scherzoso, sempre con la battuta pronta. Insomma una rappresentazione che ha suscitato commozione e interesse e che si è guadagnata una standing ovation da parte di tutto il pubblico.

La serata è poi sfociata in un lungo dibattito che ha visto protagonista le riflessioni di Pier Giorgio Morosini e Annamaria Frustaci, i quali hanno fatto riflettere su quanto purtroppo la “questione Mafia” sia ancora un evento da combattere e contrastare, consapevoli di quanto il nostro paese abbia gravi problemi e carenze e quanto radicati in questi siano le associazioni mafiose. Un cancro meschino, subdolo, viziato, pronto a colpire quando meno te lo aspetti. Questo, figure come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone lo sapevano bene ed hanno pagato con la vita il prezzo delle loro ricerche, azioni, sogni.

L’esortazione alla cittadinanza attiva, al coraggio, al contrasto dell’illegalità e del terrore hanno mosso il filo conduttore dell’intero evento. La consapevolezza di uno Stato corrotto, che non ha saputo proteggere chi cercava di difenderlo, deve essere la sollecitazione interiore di una generazione pronta a cambiare le “carte in tavola”, perché fin quando avremo esempi come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, ma anche gli stessi Pier Giorgio Morosini e Annamaria Frustaci, non tutto sembra essere rilegato ad un abisso di corruzione e soprusi. L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Movimento Agende rosse di Torre Annunziata (nome che deriva dalla famosa agenda rossa di Paolo Borsellino che non è mai più stata trovata) e moderato da Roberto De Candia, mossi dall’intento di fare chiarezza su quelle vicende accadute trentuno anni fa che sembrano essere ancora troppo sconosciute. (a cura di Giada Cuomo)

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