Torre Annunziata. Altra bufera sul candidato sindaco: a processo anche a Perugia
Prestazioni in altre cliniche violando la legge. A settembre l’udienza decisiva
07-07-2024 | di Redazione
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Dopo la bufera che l’ha travolto in campagna elettorale, un’altra tempesta si è scagliata contro Carmine Alfano. Il chirurgo, infatti è da molti anni a processo per truffa e peculato anche a Perugia, dove operava in cliniche private violando il contratto di esclusività col pubblico per il quale era profumatamente pagato. La vicenda giudiziaria, raccontata da “Il Fatto Quotidiano”, è rimasta nell’ombra per 12 anni e ora è tornata alla luce.
L’Università ha sospeso Alfano dall’attività accademica e assistenziale presso il San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, dove dirigeva la scuola di specializzazione. Il Rettore Vincenzo Loia ha avviato un procedimento disciplinare e il 21 giugno una commissione ha ascoltato 17 specializzandi. La maggior parte ha confermato la vita da incubo nelle grinfie del coordinatore della Scuola, alcuni di aver richiesto un sostegno psicologico in conseguenza dei suoi “briefing”. L’Università ha trasmesso alla Procura di Salerno copia dei verbali delle testimonianze al fine di valutare possibili notizie di reato.
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Due reati, si scopre ora, tengono banco da anni a Perugia, dove Alfano ha lavorato tra il 2005 e il 2019 come direttore della chirurgia plastica e ricostruttiva dall’Azienda Ospedaliera. Nel 2008 aveva firmato un contratto con indennità di esclusività ma “con artifici e raggiri”, sostiene l’accusa, ingannava la dirigenza dell’azienda perché eseguiva interventi chirurgici “anche a pagamento” presso la Casa di Cura Maria Rosaria di Pompei e di San Michele di Sorrento “senza comunicarlo all’azienda Ospedaliera e non rilasciando ai pazienti le ricevute fiscali”. Da qui l’accusa di truffa con contestazione delle differenze tra il compenso percepito, pari a 253mila euro l’anno, e i 76mila che avrebbe dovuto percepire senza il vincolo di esclusività che gli aveva fruttato 177mila euro di indennità in più.
L’altra accusa è di appropriazione indebita per 12.200 euro ricevuti per le prestazioni a pagamento nelle due cliniche anziché presso l’ospedale con cui si era convenzionato. La prossima udienza si celebrerà il 24 settembre, mentre in sede civile Alfano è già stato condannato a risarcire l’ospedale che ha ottenuto ragione dal giudice di primo grado ma non tutta la somma che richiedeva indietro, ragion per cui ha fatto ricorso alla Corte d’Appello di Roma.
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