Torre Annunziata. Una sorta di pentimento "lampo" quello di Antonio Longobardi. Il 25enne oplontino, ritenuto dagli investigatori vicino al "terzo sistema", il gruppo criminale sorto nel 2015 grazie al presunto patto stretto tra i figli di alcuni tra gli storici carcerati dei clan Gionta e Gallo-Cavalieri, pochi giorni dopo aver deciso di collaborare con la giustizia ha però ritrattato tutto.    

Il giovane, detenuto a Secondigliano con l'accusa di associazione mafiosa, ieri mattina ha incontrato il suo avvocato (nel frattempo nuovamente scelto di fiducia) comunicandogli definitivamente la propria scelta. La collaborazione di Longobardi con i magistrati (sempre in attesa di riscontri in merito alla sua attendibilità) è durata dunque il tempo di un unico verbale di dichiarazioni rese al pm della Dda di Napoli, Claudio Siragusa.

Le dichiarazioni già rese da Longobardi all'Antimafia saranno inutilizzabili in eventuali procedimenti giudiziari. La scelta del 25enne, ex macellaio, aveva spiazzato anche i suoi familiari. Forse Longobardi, da 6 mesi rinchiuso in carcere e considerato uno degli uomini di fiducia del presunto capo del "terzo sistema", Domenico Ciro Perna, aveva deciso di vuotare il sacco solo in seguito ad un "momento di debolezza", dovuto proprio al durissimo periodo di detenzione sofferto.

 

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