Due lettere scritte dal carcere. Un messaggio affidato alla moglie e alla figlia e diretto "ai politici amici". L'ex dirigente del Comune di Torre Annunziata tenta di non spezzare il filo che lo lega a chi è fuori dalla cella: "Dite che sono tranquillo e sereno e che li penso spesso". Interrogato, subito dopo l'arresto, dirà di avere preso un "regalo" da un imprenditore per disperazione. Gli inquirenti sono convinti si tratti di un sistema che riguarda più lavori affidati a imprenditori dall'ufficio tecnico in cambio di tangenti. Interrogato l'imprenditore che ha versato diecimila euro, in due mazzette da cinquemila, conferma: "So che erano anche per la parte politica, ma Ariano non mi ha detto i nomi. Ho diviso i soldi in due mazzette da cinquemila per comodità".

Lui non parla e scrive da detenuto: "Fate sapere a tutti quello che ha fatto, soprattutto ai nostri amici che stanno al comune, politici compresi". E' una conversazione tra la moglie e la figlia a fornire una chiave di lettura che sarà utilizzata dai magistrati per decidere che Nunzio Ariano deve restare in cella. Più mazzette versate da diversi imprenditori con un sistema di cui Ariano è la figura principale, il contatto diretto in grado di aprire le porte chiuse su cui continua un'inchiesta destinata a svelare una nuova tangentoli a Torre Annunziata. Invece che collaborare l'ex dirigente preferisce puntare l'indice su un geometra, che a suo parere gli ha fatto "la cattiveria". 

Messaggi inseriti nelle motivazioni del giudice del Riesame per concludere che Ariano fa ancora parte del "sistema" e le sue dimissioni non sono servite a farlo uscire da un giro su cui gli inquirenti vogliono sapere molto di più. Ariano è in cella da due mesi. E quei messaggi ora sono la traccia giusta per chi vuole arrivare a sapere come funzionava il sistema degli appalti al comune di Torre Annunziata. 

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