TORRE ANNUNZIATA. Più ritorsione che racket. Una vendetta messa in atto da giovani guidati da donne senza scrupoli, la pista al momento non esclusa dalla polizia di Torre Annunziata, che agli ordini del dirigente Vincenzo Gioia indaga sulla bomba carta esplosa alle 5 di stanotte all’esterno della “Caffetteria del Corso” (vedi link correlato). La bomba, piazzata ad arte in basso a sinistra (e non lanciata contro la caffetteria), ha distrutto la saracinesca del bar, situato all’angolo di via Bertone, il regno del clan Gionta. Ma, ironia della sorte, gli inquirenti starebbero concentrandosi sulla cosca opposta dei Gallo-Cavalieri. 

Inquietante l’interrogativo che sembrerebbe emergere dalle indagini appena avviate: quale il possibile collegamento tra l’incendio che il 6 febbraio scorso distrusse il suv bianco intestato a Lucia Gallo, moglie di Giovanni Colonia, attualmente detenuto e affiliato al clan Gallo e l’ordigno esploso questa notte? L’inchiesta è in corso. La domanda è lì, sul tavolo del commissariato.

La polizia starebbe approfondendo il passato della famiglia titolare della caffetteria e vittima dell’ultimo raid: chi gestisce il bar direttamente non ha collegamenti o parentele con pregiudicati e volti noti di camorra. E’ per questo che il mistero si infittisce. Così anche la pista del racket pasquale resta in piedi. Le modalità dell’attentato, d’altronde, rappresentano il tipico avvertimento di richiesta estorsiva.  

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Il "GIALLO"

L'intervista

Rischio faida

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