Torre Annunziata, camorra. Gaetano Amoruso al gip: “Non sono il reggente dei Gionta”
Il genero del ‘boss poeta’ Aldo replica alle accuse nell’interrogatorio in carcere: “Io col clan non c’entro”
02-12-2015 | di Salvatore Piro
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“Non sono il nuovo reggente del clan Gionta”. Gaetano Amoruso, 23 anni, il genero del ‘boss poeta’ Aldo, arrestato due giorni fa dai carabinieri del nucleo investigativo con l’accusa di associazione di stampo mafioso, scarta il silenzio e risponde secco a ogni domanda nel corso dell’interrogatorio di garanzia svoltosi in carcere a Secondigliano.
Ascoltato per circa un quarto d’ora dal gip del Tribunale di Napoli, Mario Morra, Amoruso ha negato ogni addebito: dalla gestione della cassa del clan di via Bertone fino alle estorsioni ai danni di imprenditori e aziende in città. Nella fitta ordinanza antimafia di 32 pagine, che inchioderebbe il “uaglione” in ascesa della cosca, c’è anche un altro passaggio. Inquietante.
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Per Carmela Gionta, sorella del fondatore del clan Valentino senior (ora al 41-bis), Gaetano Amoruso sarebbe il ‘mandante’ della spedizione punitiva da lei stessa subita, in casa propria, il 18 luglio scorso e per mano di tre donne. L’altra ‘ala’ dei Gionta ormai in lotta interna: Annunziata Caso, Gemma junior e Pasqualina Apuzzo, rispettivamente moglie, figlia e suocera di Aldo il ‘boss poeta’. Anche su questo ‘dettaglio’ l’antimafia sta provando in queste ore a vederci chiaro. Anche su questo Amoruso, mai raggiunto dall’inchiesta, si è detto innocente e del tutto estraneo alla vicenda.
IL RIESAME. Gli avvocati del 23enne torrese, Maria Macera e Mario Covelli, hanno preannunciato istanza di riesame. Ad ‘incastrare’ Gaetano Amoruso, infatti, ‘solo’ le dichiarazioni rese alla dda di Napoli dall’ultimo pentito del clan Gionta, Michele Palumbo (alias ‘monnezza’), e una serie di ambientali indirette. I legali del genero di Aldo Gionta chiederanno al Tribunale della libertà, entro metà dicembre, di annullare l’ordinanza a carico di Gaetano Amoruso. E’ l’unica strada percorribile: nessuna possibilità di spedirlo ai domiciliari. A sancirlo è la legge per l’accusa di 416-bis.
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