Torre Annunziata, camorra. Omicidio Venditto: 30 anni per Alfonso Chierchia ‘fransuà'
Stessa pena al killer dei Birra-Iacomino, Salvatore Di Dato. Condannati anche due pentiti
15-09-2016 | di Salvatore Piro
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TORRE ANNUNZIATA. Omicidio Venditto: trent’anni di carcere per Alfonso Chierchia. Il ras dei ‘Fransuà’ – secondo il gup di Napoli Paola Russo – diede l’ordine di uccidere l’affiliato al clan Gallo-Limelli-Vangone. Stessa pena anche per l’esecutore materiale del delitto, Salvatore Di Dato, del clan Birra-Iacomino di Ercolano. Condannati inoltre i due collaboratori di giustizia, Franco Sannino e Aldo Del Lavale: entrambi a 14 anni di reclusione. Questa la sentenza emessa ieri, in abbreviato, dal giudice.
LA REQUISITORIA. Per Chierchia e Di Dato, il pm della Dda di Napoli, Sergio Ferrigno, aveva chiesto la condanna all'ergastolo; mentre, per i due pentiti, l’accusa aveva chiesto 12 anni ciascuno di reclusione, con il riconoscimento delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia.
L’OMICIDIO. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'omicidio era stato voluto da Alfonso Chierchia, alias ‘a scigna’, 46 anni, storico alleato del clan Gionta, per punire Ernesto Venditto, padre della vittima, elemento di spicco della fazione ‘bicchierini’ di Pasquale Gallo ‘o russo’, e “che stava dando troppo fastidio nella gestione della droga”. Venditto junior fu freddato il 28 febbraio del ’99 presso la sua abitazione in via Fico.
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Per non destare troppi sospetti, Alfonso ‘franzuà’ voleva ‘facce pulite’. Killer che a Torre Annunziata non fossero conosciuti. Per questo, il ras chiese un piacere agli ercolanesi. I Birra-Iacomino prestarono i loro sicari: Sannino e Di Dato. Del Lavale fornì soltanto il necessario aiuto logistico prima dell'agguato. Lo scambio di favori fu ricompensato con un orologio e un po’ di droga in regalo ai ‘soldati’.
RAS PER BREVE LATITANTE. Proprio per il timore dell’ergastolo, Alfonso Chierchia a fine giugno si era dato alla latitanza. Il capo dei ‘Fransuà’ aveva lasciato per un permesso premio una casa-lavoro marchigiana - dove stava scontando un residuo pena di due anni - e soggiornato a Torre Annunziata. Poi si era messo in viaggio, non facendo più ritorno a Vasto (Chieti).
Il ras, già condannato a 10 anni e 8 mesi per associazione mafiosa, si fermò lungo il tragitto a Campodipietra (Campobasso). Lì, infatti, in una villa di campagna alloggia uno zio, che l'ha ospitato fino all'arrivo dei carabinieri. Le forze dell’ordine arrestarono Chierchia all’alba del 6 luglio scorso. Con sé, il ras, nascosto all’interno di un sottoscala, aveva una pistola scacciacani senza tappo rosso.
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