E’ stato scarcerato ieri Salvatore Cioffi, 42 anni di Torre Annunziata, ritenuto dalla DDA partenopea tra i principali ‘corrieri’ della droga del clan Gionta. L’uomo, condannato lo scorso 4 settembre in abbreviato a 6 anni ed otto mesi di reclusione, sconterà il resto della pena ai domiciliari, a Milano, da sua sorella. Così ha deciso il gip del Tribunale di Napoli Mario Morra, che ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Ciro Ottobre, legale di Cioffi. Caduta in primo grado l’accusa di far parte dell’associazione, nonostante l’aggravante dell’ingente quantitativo, il 42enne potrà così tornare a casa.

L’ARRESTO. Cioffi finì in manette nel 2010, bloccato in autostrada dalla squadra mobile della polizia di Napoli alla periferia nord del capoluogo campano. Il corriere oplontino guidava un tir con a bordo quasi 230 chili di haschisc. La droga, in arrivo su quattro ruote dalla Spagna e dall’Olanda, nascosta in contenitori zeppi di terreno e conservati a basse temperature (per eludere il fiuto dei cani), avrebbe fruttato sul mercato circa mezzo milione di euro. Haschich di qualità purissima, pronto ad essere smerciato sulle piazze del Vesuviano, grazie ad un cartello costruito tra 35 narcos di quattro potentissimi clan di camorra: Gionta-Di Gioia-Nuvoletta-Contini. Famiglie unite per un giro d’affari faraonico. Per tutti.

LE INDAGINI-LA SENTENZA. La successiva inchiesta, coordinata dal pm antimafia Maria Di Mauro, ha portato alla pesantissima sentenza di settembre. 323 anni di carcere totali. Le pene più dure ai promotori del cartello, condannati per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Tra questi Giuseppe Cirillo, 37 anni, il broker della ‘coca’ di Torre Annunziata (noto negli ambienti criminali come “Peppe o’ caprone”), condannato a 16 anni ed otto mesi di reclusione. Cirillo riuscì dapprima a sfuggire al blitz. Poi, così come lo scarcerato Cioffi, fu fermato ad un posto di blocco. Ma della “Polizei”, stavolta. In Germania. Il segnale, per la DDA, delle rotte europee su strada dell’immenso affare.

Diciotto invece gli anni di galera inflitti a Raffaele Sperandeo, cognato del boss Aldo Gionta. Il referente dell’ex “primula rossa” dei Valentini, Salvatore Paduano, in pratica l’uomo chiave dell’inchiesta. Il parente di “Aldulk il ribelle” riceveva sul telefonino (6 i numeri cambiati da Sperandeo, nel giro di poche settimane) messaggi in codice. Solo a lui chiari: “I vestiti sono pronti e stirati”. E allora il camion partiva col corriere di fiducia direzione Spagna. Come sempre. Per fare il carico da vendere sulle ricche piazze dello spaccio di Torre Annunziata, Torre del Greco e Marano.

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