Estorsioni a tappeto a Torre Annunziata, colpo di scena al processo contro i Gallo-Cavalieri. Scarcerata Liberata Colonia. Il pubblico ministero dell’Antimafia, Valentina Sincero, aveva chiesto quindici anni di carcere per la moglie di Francesco Gallo, boss al 41 bis e fratello di Pasquale ‘O Bellil. Cade l’accusa di estorsione per la Colonia difesa dagli avvocati Giuseppe De Luca e Giuseppe Ricciulli. Il Gip Lombardo ha respinto la richiesta della Procura condannandola a soli due anni di carcere con pena sospesa per ricettazione.


Respinta la richiesta di condanna a quindici anni anche per Lucia Gallo, che incassa solo cinque anni di carcere. L’accusa lo aveva definito ‘Il processo delle donne’ evidenziando nel corso del dibattimento l’elevata caratura criminale sia della Colonia che della Gallo, quest’ultima difesa dagli avvocati Salvatore Irlando e Giuseppe Ricciulli. La tesi della Procura è stata poi di fatto respinta dal Gip che ha inflitto pene morbide ad entrambe. 


A processo per estorsione, associazione e detenzione di armi vertici e soldati del clan condannati a 95 anni e dieci mesi di carcere. Emessa questa mattina la sentenza che decapita i Gallo-Cavalieri dopo la maxinchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Estorsioni, usura e intimidazioni. Il clan aveva in pugno imprenditori e commercianti di Torre Annunziata stritolati anche in pieno Covid. Nel mirino della cosca soprattutto le agenzie funebri del territorio a cui veniva categoricamente ordinato di versare una quota di 250 euro per ogni funerale. 


Ad incassare le condanne più dure sono i reggenti del clan all’epoca dei fatti, incastrati dalle indagini della Dda. Quindici anni e otto mesi per Salvatore Abbellito, tredici anni e sei mesi per Giuseppe Colonia, sedici anni per Salvatore Gallo e quindici anni per Gennaro Battipaglia Gallo. Dai supermercati ai negozi di abbigliamento: nessuno era al sicuro dagli artigli del clan. 

Sottochiave anche altri affiliati della cosca, considerata una delle più longeve dell’area vesuviana. Otto anni e otto mesi per Carmine De Rosa, sei anni per Francesco Gallo, otto anni e quattro mesi per Luigi Visciano, quattro anni per Carmine Vitagliano, due anni di pena sospesa per Liberata Colonia e cinque anni e otto mesi per Lucia Gallo. 

Fu la maxinchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia a scoperchiare il Vaso di Pandora sulle attività criminali dei Gallo-Cavalieri. Durante le indagini gli investigatori scoprirono un patto con i Gionta, protagonisti in passato di sanguinose faide di camorra. A determinare la tregua tra i clan fu proprio il pizzo imposto alle agenzie funebri. Le cosche, infatti, consolidarono il sodalizio dividendo i profitti delle estorsioni. Le attività d’indagine degli inquirenti fotografarono uno scenario criminale fortemente radicato nel tessuto sociale e reso ancora più granitico da indifferenza e omertà.

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