TORRE ANNUNZIATA. In via Magnolia - per l'accusa - fu disastro colposo. Al via oggi in Tribunale il processo sullo spaventoso crollo del palazzo che il 28 agosto 2014, nel cuore del Quadrilatero Carceri, causò due feriti: madre e figlio disabile di 58 e 32 anni, colpiti dai calcinacci e trasportati d’urgenza all’ospedale “S. Anna” di Boscotrecase. Sono otto gli imputati alla sbarra, difesi tra gli altri dagli avvocati Gennaro Maresca e Elio D’Aquino. Tutti proprietari di abitazioni all’interno dello stabile che – secondo il pm – andava messo in sicurezza per le sue “condizioni di dissesto”. Il crollo avvenne nel “rione-ghetto”, all’incrocio con via Uguaglianza, intorno alle ore 14: a sbriciolarsi furono le case ai civici 7-13.

IL PROCESSO. Processo al via con stop, per un difetto di notifica ravvisato dal giudice: tutto slitta in estate quando, in Tribunale, le difese degli imputati (sette residenti a Torre Annunziata, uno a Pagani) proveranno a dimostrare presunte “falle” nell’inchiesta. La Procura – la tesi dei difensori - si sarebbe concentrata sui dati catastali a disposizione dell’Ufficio tecnico comunale, coinvolgendo anche porzioni di edifici “non pericolanti e mai colpiti da ordini di messa in sicurezza”.

Ai proprietari delle abitazioni crollate, infatti, il pm contesta la “colposa negligenza con pericolo per l’incolumità pubblica”, per non aver svolto una messa in sicurezza immediata del palazzo. Il tutto nonostante le due ordinanze dell’8 marzo 2011, a firma del Comune di Torre Annunziata, con le quali Palazzo Criscuolo ordinava i lavori. Il sindaco Giosuè Starita, nel giorno del disastro ripreso dalle tv di mezzo mondo, convocò una frettolosa ma dovuta conferenza stampa: “Per la bonifica dell’intera area – il suo commento -  servirebbero cento milioni di euro. Non possiamo sostenere una spesa simile, non ci sono i soldi”.

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