Sette richieste di rinvio a giudizio per disastro colposo e quattro archiviazioni. Udienza preliminare il 17 marzo in tribunale. E’ l’esito dell’inchiesta sul crollo del palazzo di via Magnolia (all’angolo di via Uguaglianza), condotta dal pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata Emilio Prisco. Crollo verificatosi nel cuore del rione Carceri il 28 agosto 2014. Un pauroso cedimento che quel giorno di fine estate, intorno alle due del pomeriggio, solo per miracolo non si trasformò in tragedia: per ore polizia, carabinieri, vigili del fuoco e unità cinofile di soccorso cercarono un fantomatico disperso di etnia ‘rom’ sotto le macerie. Due invece i feriti nel ‘rione-ghetto’, madre e figlio di 58 e 32 anni, colpiti dai calcinacci e curati all’ospedale di Boscotrecase. Entrambi adesso pronti a chiedere i danni ai comproprietari dello stabile (6 di Torre Annunziata – uno di Pagani), imputati per “la mancata messa in sicurezza del palazzo”. A due dei proprietari che a marzo compariranno in aula, dinanzi al gup del Tribunale di Torre Annunziata Antonio Fiorentino, la pubblica accusa contesta anche la recidiva.    

Una “colposa negligenza con conseguente pericolo per l’incolumità pubblica” – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio depositata in Procura lo scorso 3 novembre - nonostante le due ordinanze dell’8 marzo 2011, a firma del Comune di Torre Annunziata, con le quali si ordinava ai proprietari di eseguire “lavori immediati per le accertate condizioni di avanzato dissesto statico” del palazzo, venuto giù poco più di un anno fa dal civico 7 al numero 13.

Il sindaco Giosuè Starita, nel giorno del disastro ripreso dalle tv di mezzo mondo, convocò una frettolosa ma dovuta conferenza stampa a Palazzo Criscuolo. Colpito dall’ira e dalla proteste dei residenti del rione Carceri, il sindaco commentò a caldo: “Per la bonifica dell’intera area servirebbero cento milioni di euro. Non possiamo sostenere una spesa simile, non ci sono i soldi”.

Rispetto all’avviso di conclusione delle indagini (vedi link correlato, ndr) sono quattro le posizioni stralciate. Un proprietario nel frattempo è deceduto. Altre tre persone non risultano eredi legittimi degli appartamenti ubicati nel palazzo. Gli avvocati dei sette imputati (i legali Gennaro Maresca, Gennaro Bartolino e Rosalia Minieri) proveranno a dimostrare al processo che l'inchiesta, concentratasi sui dati catastali a disposizione dell’Ufficio Tecnico, avrebbe coinvolto anche porzioni di edifici “non pericolanti e mai colpiti da ordini di messa in sicurezza”.  


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Il processo