“Matilde Sorrentino deve morire”. Camminando tra le stanze sfarzose di Villa Tamarisco sembra quasi di sentire questa frase riecheggiare nell’aria. Il boss Francesco, mandante dell’omicidio di mamma coraggio, deve averla pronunciata decine di volte. A Torre Annunziata bene e male si rincorrono continuamente, ma stavolta è lo Stato a vincere la partita. La confisca dell’immobile, strappato dalle mani della camorra, ha segnato un punto di svolta per il territorio.

“In questa villa furono convocate Bianca Cacace e Matilde Sorrentino, le cosiddette mamme coraggio che denunciarono i pedofili del Rione Poverelli. I Tamarisco pagarono i bambini 50mila lire affinché dichiarassero che il boss Francesco non aveva partecipato agli abusi. Anni di minacce e vessazioni culminati poi con l’omicidio di Matilde, trucidata sull’uscio di casa davanti agli occhi di suo figlio. Fu colpita mortalmente con un colpo di pistola alla bocca per dimostrare a tutti che era stata azzittita per sempre la sua voce coraggiosa”.

A dichiararlo è Andreana Ambrosino, Presidente dell’Associazione Magistrati della sezione di Torre Annunziata. Il Pubblico Ministero, in prima linea per il ripristino della legalità sul territorio, ha guidato gli studenti della ‘Pascoli’ nel tour di Villa Tamarisco. Dai sottopassaggi ai bagni barocchi. Gli alunni della terza media hanno visitato il simbolo del male a pochi passi dal Rione Poverelli. Muri altissimi per evitare sguardi indiscreti e quattro sistemi di videosorveglianza per intercettare sul nascere le operazioni delle forze dell’ordine.

“Questo è un bene confiscato alla famiglia Tamarisco con un provvedimento del Tribunale di Napoli emesso il 13 aprile del 2007 e richiesto proprio dalla Procura di Torre Annunziata - spiega la Pm - La famiglia era dedita principalmente al traffico di sostanze stupefacenti e organizzava summit camorristici all’interno della villa per gestire i traffici di droga. I Tamarisco erano legati alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo e per anni hanno gestito l’agenda criminale del territorio”.

Appena oltrepassato l’ingresso dell’edificio lo sguardo si posa inevitabilmente su una statua di Padre Pio posizionata al centro del giardino. Le mura perimetrali sono alte quattro metri e non ci sono finestre. Proseguendo il tour all’interno, nel corridoio al piano di sopra, spunta un quadro della Madonna fissato al soffitto. Sorprende che tra omicidi, pedofilia ed estorsioni ci fosse spazio anche per religione e spiritualità.

“La confisca di questo bene ha un valore simbolico perché è un risarcimento allo Stato dopo gli scempi compiuti sul territorio – dichiara la dottoressa Ambrosino - Lo scopo è intitolare questo immobile a Matilde Sorrentino perché fu proprio Francesco Tamarisco il mandante dell’omicidio di mamma coraggio. La riconversione di questo simbolo della criminalità organizzata è necessaria e serve a mandare un segnale alla comunità”.

La Corte d'Assise di Napoli ha condannato Francesco Tamarisco all'ergastolo. Il boss armò la mano di Alfredo Gallo, il sicario che freddò a sangue freddo mamma coraggio il 26 marzo 2004. Fissato il 28 aprile l'appello per discutere la sentenza che ha disposto il carcere a vita per il narcotrafficante.

Presente all’iniziativa anche il Comandante della Polizia Municipale, Giovanni Forgione. “Villa Tamarisco è un bene confiscato alla criminalità organizzata e proprio qui venivano consumati reati di pedofilia. Oggi vogliamo lanciare un segnale molto forte alla comunità, soprattutto a coloro che continuano a perpetrare reati. Lo Stato è presente e sarà presente. In questa fase così particolare, che vede il comune di Torre Annunziata sciolto per infiltrazioni camorristiche, la Commissione Prefettizia sta cercando di portare avanti progetti sociali per il benessere di tutta la cittadinanza”.

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