Aveva da qualche mese finito di scontare una condanna a 8 anni. E’ morto con due colpi di pistola Raffaele Malvone, 29 anni, cresciuto nel Penniniello di Torre Annunziata. Un’esecuzione in piena regola per mano di sicari che hanno atteso il momento giusto per colpire. In pieno giorno, in mezzo ai passanti terrorizzati, sull’uscio di una salumeria di via Plinio, zona di confine tra Torre Annunziata, Boscoreale e Pompei.

Nessuno scampo per Malvone, soccorso sul posto e poi morto durante il tragitto disperato in ospedale. Un agguato mirato, di chiaro stampo criminale. Chi è entrato in azione non ha badato alla vicinanza di un esercizio commerciale, all'ora del raid armato ancora aperto, né alla presenza di altri esercizi attivi anche di domenica e soprattutto di diversi avventori.

Il suo nome emerge nelle pagine di cronaca nell’ambito dell’operazione Mano Nera, l’imponente blitz condotto da 500 carabinieri che nella notte del 4 aprile 2013 smantellò con più di 80 arresti il gigantesco business illecito messo in piedi all’interno della roccaforte di camorra al rione Penniniello. Tra gli arrestati c’era anche Francesco Immobile, ucciso il 12 settembre 2021 davanti alla chiesa di Sant’Alfonso.

IL PROCESSO “MANO NERA”. Nel processo furono quasi tutti condannati per associazione di tipo mafioso finalizzata allo spaccio, estorsione, riciclaggio, detenzione e porto illegale di armi. Tra questi una delle condanne più pesanti fu inferta a Francesco Gallo, alias “Francuccio ‘o pisiello”, zio di Raffaele Malvone e noto alle cronache nazionali perché travolto dall’indagine sulla presunta estorsione ai danni della ‘Cattleya’, la casa cinematografica produttrice della serie tv ‘Gomorra’. I “pisielli” avevano gli stessi obiettivi dei “Cavalieri”, gestendo in modo stabile lo spaccio e con ruoli specifici. Nel tempo, i ‘Pisielli’ hanno anche custodito le armi per il clan, occupandosi del giro di estorsioni. Così hanno permesso alla cosca di pagare gli stipendi agli affiliati e le eventuali spese dei processi.

Malvone, che aveva da poco finito di scontare la pena, è rimasto vittima dell’ennesimo agguato di camorra. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, anche quello di una possibile risposta ad un altro agguato avvenuto nella tarda serata di lunedì scorso nel Rione Carminiello, nel quale era rimasto gravemente ferito Luigi Guarro, 44 anni, diversi precedenti alle spalle e considerato vicino al clan Gionta. L'uomo era stato raggiunto da più colpi di arma da fuoco, uno dei quali aveva attraversato la nuca, scampando però miracolosamente alla morte.

Altro episodio che potrebbe essere collegato è la stesa, fatta 24 ore prima, nel Penniniello, il cui obiettivo era un rampollo dei Gallo – Cavalieri. È evidente che chi era entrato in azione al Carminiello, l'aveva fatto per uccidere. La risposta potrebbe essere arrivata in questa prima domenica di primavera. Nel frattempo la Polizia è al lavoro per ricostruire la dinamica e scoprire gli autori di quella che poteva essere una vera e propria strage. Un agguato che ora può sconvolgere le dinamiche criminali di Torre Annunziata.


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LA FAIDA

l'agguato