Torre Annunziata, Don Antonio Carbone: “Francesco, non continuiamo a farci male”
La lettera del rettore dei Salesiani al giovane 24enne gambizzato in piazza Ernesto Cesaro
27-08-2020 | di Redazione
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“Nel cuore di ogni uomo, anche di chi si è macchiato dei delitti più atroci, c’è una scintilla di Dio che nessuno potrà spegnere. Una scintilla che potrebbe divampare, diventare fuoco che illumina e riscalda. Nessuno è perduto per sempre. Ma vogliti bene, vogliamoci bene. Non continuiamo a farci del male”.
Lo ha scritto Don Antonio Carbone, rettore dei Salesiani di Torre Annunziata. Con una lunga lettera scritta a Francesco De Angelis, il giovane gambizzato martedì sera in piazza Cesaro, don Antonio ha ripercorso gli anni in cui il 24enne è stato ospite all’oratorio.
Francesco De Angelis, per motivi in corso di ricostruzione dagli inquirenti, è stato raggiunto da cinque colpi d’arma da fuoco: tre alla gamba sinistra e due alla destra. Portato prima al San Leonardo di Castellammare di Stabia, è stato successivamente trasferito al Cardarelli di Napoli, ma non è in pericolo di vita.
Tra i messaggi diffusi in seguito al raid, anche quello di don Antonio Carbone, che ha ospitato il giovane presso i salesiani per qualche anno.
“Caro Francesco, sto pensando a te da questa mattina, da quando ho saputo che il giovane gambizzato a Piazza Santa Teresa ieri sera eri tu – ha scritto nella lettera, don Antonio Carbone -. Sento il bisogno, prima di andare a letto, di scrivere questa “lettera”, spero che avrai modo di leggerla dal letto dell’ospedale. Le nostre storie si sono incrociate per qualche mese nel 2011, quando sei stato accompagnato dalla Polizia in comunità. Forse sei stato il primo “paesano” accolto in comunità in misura cautelare. Sei cresciuto, nel quartiere dove sono cresciuto anche io, un quartiere esplosivo, lo dice il nome: provolera, con un papà lontano da casa e con una mamma che faceva tutto quello che poteva per voi figli. Ricordo le tue paure, le tue fragilità e la tua ribellione a vivere in un contesto comunitario… poi gli incontri in carcere… e qualche volta per strada, a Torre. Ieri sera rischiavamo di incontrarci in piazza, ero passato con la macchina mezz’ora prima dell’agguato, riaccompagnavo a casa proprio lì, dopo aver scambiato due chiacchiere ai “giardinetti” due ragazzi passati anche loro, come te, per la comunità. Ora lavorano, si sono affittati una casa e aiutano economicamente le loro famiglie. Quell'incontro con te poteva costarmi caro forse, o poteva trattenere il grilletto di chi ha sparato. La storia di questi giorni della nostra Città continua a dirci che il fuoco non si spegne con il fuoco, il male non si sconfigge con il male, la violenza chiama la violenza, la vendetta è assetata di vendetta. Vorrei credere che sei stato ferito per sbaglio, che quei 5 colpi di pistola non erano indirizzati a te, vorrei saperti vittima innocente di un attentato di camorra. Non pretendevo di dirti niente di nuovo, Forse sarò stato ingenuo e patetico, forse posso sembrarti scoraggiato e rassegnato, invece mi sento un sognatore. Nel cuore di ogni uomo, anche di chi si è macchiato dei delitti più atroci, c’è una scintilla di Dio che nessuno potrà spegnere. Una scintilla che potrebbe divampare, diventare fuoco che illumina e riscalda. Nessuno è perduto per sempre. Ma vogliti bene, vogliamoci bene. Non continuiamo a farci del male”.
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