Torre Annunziata. Droga e pure armi in Largo Grazie, a due passi da piazza San Luigi, nota per un “Cristo” abusivo, poi finestre e panchine finite più volte sott’accusa perché considerate fuori legge: è il quartier generale di Alessandro D’Acunzo (48, alias “Gamba di Legno”), pregiudicato vicino al clan Gionta secondo i pm. Il ras rischia una nuova condanna, pesantissima, in Appello: 20 anni di carcere per associazione finalizzata allo spaccio, con l’aggravante della modalità mafiosa, più armi. Questa la richiesta del Procuratore ai giudici della Corte di Napoli: “confermate la stangata” al ras, condannato in primo grado perché - secondo il Tribunale - gestiva con la complicità di sua moglie, Immacolata Agnello, 39, e del suo ex giardiniere, Luigi Pesacane, 56, la nuova piazza di smercio della droga. Piazza messa su nei pressi del fortino sgomberato di Palazzo Fienga.

Anche per Agnello e Pesacane, già condannati con pene dagli 8 ai 12 anni di reclusione (solo per associazione e spaccio), l’accusa ha richiesto la conferma della sentenza di primo grado. Così come per Fabio Gioiello, 31, che ha già incassato 8 anni come “new-entry” del gruppo D’Acunzo. “Gamba di Legno”, difeso dagli avvocati Ciro Ottobre e Vincenzo Cirillo, è quello che rischia di più: era il capo. I suoi legali hanno chiesto ai giudici di assolverlo.

A processo anche uomini ritenuti vicini ai Gallo-Cavalieri: Nicola Malvone (48) e i suoi due figli, Raffaele e Salvatore, di 23 e 28 anni, che nel rione Penniniello avevano non solo incrementato il loro business, ma che per gli inquirenti stavano provando - nel 2014 - ad invadere Largo Grazie, procacciandosi clienti della cosca opposta. Anche per i Malvone il procuratore non ha fatto sconti, chiedendo la conferma delle pene dai 3 ai 5 anni inflitte in primo grado.

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