Torre Annunziata. Era la tipica “vedetta” anti-blitz, pronta a dar l’allarme all’esterno del “Bar Gigi”, la caffetteria centrale dello spaccio nel cuore del quartiere “Murattiano”: ai domiciliari Giancarlo De Angelis, 28enne di Corso Vittorio Emanuele III. A deciderlo è stato il giudice del Tribunale di Torre Annunziata, accogliendo ieri la richiesta dell’avvocato Salvatore Irlando, legale del giovane con alle spalle due condanne non definitive per spaccio. De Angelis è stato spedito agli arresti fuori Regione, in provincia di Modena.

LA DROGA AL BAR. Il 28enne era finito in manette nella retata sul bar centrale della droga a Torre Annunziata. Otto le persone arrestate il 22 marzo scorso dai carabinieri del NOR. Tra queste oltre a Giovanni Damiano “Pallino”, il gestore del locale nel quartiere murattiano poi finito sotto sequestro, anche Giancarlo De Angelis, il presunto pusher di Corso Vittorio. Per lui il giudice aveva disposto solo l’obbligo di firma.

Le indagini sullo spaccio al “Bar Gigi” erano iniziate il 24 febbraio dello scorso anno. Ad aprirle, il pestaggio del cugino del ras di Boscotrecase. L’uomo venne massacrato di botte in strada da due giovani con il volto coperto da passamontagna. Il movente - secondo gli inquirenti - fu il mancato pagamento di un debito di circa 250 euro, contratto dal cugino del ras con i pusher. Solo in seguito al pestaggio sarebbero stati individuati i due aggressori: Francesco Fiorillo e Giovanni Preveggenti. Da lì l’avvio di una vasta inchiesta sullo spaccio di marijuana e hashish in città.

Grazie alle intercettazioni telefoniche i carabinieri avevano ricostruito circa 330 episodi di cessione di piccole dosi, da 2-3 grammi l’una, avvenute all’interno della caffetteria gestita da Damiano. Sette in tutto gli indagati, accusati a vario titolo e in concorso di tentata estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti e lesioni aggravate. Venti infine i “clienti” abituali, segnalati alla Questura di Napoli.      

L’ARRESTO-BIS. Al termine della retata al bar, Giancarlo De Angelis era stato raggiunto da un’ordinanza di carcerazione per aggravamento di pena. Il 28enne infatti, appena due mesi dopo, era finito di nuovo in manette perché nascondeva 616 grammi di amnesya in casa. La droga era occultata persino nelle buste di mangime per i suoi uccellini in gabbia. Il complesso intreccio tra le accuse a carico aveva costretto fino a ieri il presunto pusher in cella.

Nella foto il sequestro del “Bar Gigi”

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