Torre Annunziata. Armi e droga al quartiere ‘Murattiano’: una vera e propria centrale dello spaccio di cocaina e canapa indiana, protetta contro i blitz da telecamere, ricetrasmittenti e ronde in sella a bici elettriche. Al processo, arriva la batosta per otto pusher di Torre Annunziata, condannati complessivamente a 47 anni di carcere nonostante la scelta del rito abbreviato.

Secondo l’accusa, il neonato gruppo - tra il 2012 e il 2014 – era in grado di controllare la fiorente ‘piazza’ anche dai tetti, sfruttando il ruolo chiave di tre vedette minorenni. Erano piazzate sul terrazzo delle abitazioni di via Sambuco, via Fortuna e via Pastore. Casupole che a volte si sbriciolano. Come neve al sole.

LA SENTENZA. Per Antonio Calderino, pluripregiudicato torrese tuttora in carcere, la pena più alta: 9 anni di reclusione, la condanna inflittagli dal giudice. Calderino, colpevole inoltre di rapina aggravata e detenzione d’arma comune da sparo (una Beretta ‘Bravet’ calibro 7,65, nascosta nel bagagliaio di una ‘Lancia Y’) è andato invece assalto dalle ulteriori accuse di porto d’arma da guerra e violazioni agli obblighi di sorveglianza.

Otto anni e dieci mesi a Pasquale Nazionale. E poi: 6 anni a Felice Fiorillo; 6 anni e otto mesi a suo fratello, Francesco. Condannate anche due donne. Si tratta di Serafina Livello (cinque anni e cinque mesi di carcere) e di Giuseppina Gallo (dieci mesi).

L’INCHIESTA. Una sorta di filone parallelo della retata ‘Biancaneve’ con la quale, il 30 novembre 2012, la Guardia di Finanza di Torre Annunziata inflisse l’ennesima mazzata alla camorra. La batosta arrivò a 6 giorni dalla cattura del baby-boss del clan Gionta, Salvatore Paduano: tre le piazze di spaccio disarticolate. Tra queste, le due maggiori al Parco ‘Apega’ e in via Giardino.

Due anni di fitte indagini, partite da una rapina a mano armata messa a segno a Pompei, il 4 luglio 2012, da Antonio Calderino in compagnia di un complice mai identificato. In sella ad uno scooter ‘Piaggio’ Calderino, nascosto dietro un casco con visiera, puntò una pistola contro la sua vittima. Una catenina d’oro fu il bottino di giornata.

Dopo la denuncia per rapina aggravata, l’avvio di un’indagine più ampia. Gli agenti del Commissariato di polizia di Pompei cercavano il complice di Calderino. Ma pochi giorni dopo, scovarono a Boscoreale una Beretta ‘Bravet’, con matricola abrasa, e 53 cartucce che il pregiudicato nascondeva all’interno del bagagliaio di una ‘Lancia Y’: fu la traccia giusta da seguire alla ricerca di ulteriori attività illecite.

LE INTERCETTAZIONI. Fiumi di intercettazioni dopo, la scoperta di un presunto gruppo pronto ad alimentare la ‘piazza’ del ‘Murattiano’. Secondo gli esiti della maxi-inchiesta, coordinata dal pm della Procura oplontina, Rosa Annunziata, gli otto pusher (condannati solo per singoli episodi di cessione) avevano eretto un vero e proprio ‘quartier generale’, dotato inoltre di ricetrasmittenti per comunicare a distanza.

Apparecchi rudimentali, da 15 euro al massimo, ma efficaci: servivano a dare l’allarme nel caso di improvvisi blitz delle forze dell’ordine. Nel quartiere, le vedette - anche minorenni del ‘Cuparella’ - sui tetti avevano un gran freddo e gridavano ‘Ettore-Ettore’. Era un chiaro messaggio ai pusher, pronti a scappar via al minimo sos. In basso, la sentenza completa.

LE CONDANNE:

Antonio Calderino 9 anni

Francesco Cirillo 5 anni e 5 mesi

Andrea Cozzolino 4 anni e 4 mesi

Felice Fiorillo 6 anni

Francesco Fiorillo 6 anni e 8 mesi

Giuseppina Gallo 10 mesi

Serafina Livello 5 anni e 5 mesi

Pasquale Nazionale 8 anni e 10 mesi

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