Torre Annunziata. Accusato dall'Antimafia di essere uno dei quattro narcos capaci di far arrivare droga dall'Olanda e dalla Spagna a bordo camion, e di rivenderla all'ingrosso in Puglia, Salvatore Chierchia “Polifemo”, 43 anni, ritenuto vicino alla famiglia dei “quaglia-quaglia”, affronterà un processo solo per singoli episodi di spaccio ed a piede libero. Così hanno stabilito oggi i giudici della Cassazione, accogliendo la tesi del legale di Chierchia - l'avvocato Ciro Ottobre - e dando torto alla Dda di Napoli, che si era opposta alla scarcerazione di "Polifemo", finito in cella lo scorso 11 luglio ma poi liberato dal Riesame due settimane dopo l'arresto.

Salvatore Chierchia, in estate, finì infatti nella rete dei militari del Gico e del Goa della Guardia di Finanza assieme ad altre 3 persone: la gang, secondo gli inquirenti, operava da diversi anni, con lo scopo di importare in Italia, in primis nel Vesuviano, ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. La droga - la tesi accusatoria - veniva trasportata dall'estero, utilizzando mezzi gommati provvisti di regolare autorizzazione. Specialmente la cocaina era caricata su camion che trasportavano fiori od articoli di abbigliamento.

A capo dell'organizzazione, secondo gli investigatori, operava Sabino Pinto, 53 anni, che teneva i rapporti con i fornitori internazionali, occupandosi anche dei pagamenti oltre che di finanziare le partite di stupefacenti. Talvolta proprio con l'aiuto di Salvatore Chierchia. Un'ipotesi, quest'ultima, già messa in discussione dal Tribunale della Libertà, a 13 giorni di distanza dall'arresto di "Polifemo". Nel corso dell'indagine vennero sequestrati 36 chili di cocaina, con l'arresto di tre corrieri in flagranza di reato. La droga, se immessa sul mercato, avrebbe fruttato circa 10 milioni di euro.

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