Torre Annunziata. Spacciava droga nelle tre “piazze” di Torre Annunziata: alle case verdi (Parco Apega), in via Sambuco e in via Giardino. Il tutto – secondo gli inquirenti – veniva controllato dal clan Gionta grazie a 6 baby-pusher e 12 vedette insospettabili, tutte donne. Ma per Oreste Maresca, il 24enne figlio d’arte di Luigi ‘o trippone, il presunto killer dei Valentini accusato dall’antimafia di aver ucciso zì Natalino Scarpa, “vecchio” rivale del clan Gallo Cavalieri, il processo è da rifare.

LA SENTENZA. Ieri, la sorpresa in Cassazione. I giudici hanno infatti “cancellato” la condanna a 6 anni di carcere, inflitta in secondo grado al figlio di ‘o trippone. Per Maresca, difeso dall’avvocato Ciro Ottobre e già condannato nel maxi-processo “Alta Marea” alla camorra di Torre Annunziata, la nuova pena dovrà essere decisa da una diversa sezione della Corte di Napoli. L’appello-bis, concesso a Maresca, resta l’unica sorpresa. Confermate invece tutte le altre condanne, inflitte in abbreviato dopo il blitz del 2012 denominato “Biancaneve”. Francesco Fiorillo, considerato il vero “stratega” dello spaccio nei rioni del degrado, dovrà scontare 6 anni di reclusione. Condannate in via definitiva anche Serafina Livello, Maria Guarino, Elena Piconia ed Angela Fiorente. Le pene, in questi casi, oscillano dai 3 anni e 4 mesi ai 6 anni.  

L’INCHIESTA. Secondo le indagini, condotte dai militari della guardia di finanza di Torre Annunziata (all’epoca diretti dal colonnello Carmine Virno), un gruppo di almeno 29 persone riusciva a gestire lo spaccio di cocaina (la “neve”) in tre “piazze” di Torre Annunziata, tra via Roma e le traverse del corso Vittorio Emanuele III. Tra i baby-pusher c’era anche una 14enne, ribattezzata proprio Biancaneve: base alle “case verdi”, padre in carcere e madre incinta. La ragazzina era costretta a spacciare per mantenere la famiglia ed aveva imparato bene il “mestiere”, consegnando cocaina a piedi o in scooter. I pm, a processo, avevano contestato agli imputati anche l’aggravante dell’associazione mafiosa. Aggravante caduta poi per tutti già in primo grado. Dove, nel 2014, erano giunte assoluzioni eccellenti. Come quella di Salvatore Onda, figlio di Umberto, considerato l'exreggente del clan Gionta e catturato il 28 giugno 2010 dopo una lunga latitanza.

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