Droga da Torre Annunziata alla Calabria, destinazione Scalea, passando per la fiorente piazza di spaccio di Marcianise: condannato ad un anno e 4 mesi di reclusione Valentino Gionta junior (23, in foto), già in carcere al 41-bis come suo padre Aldo, il boss-poeta. Ma secondo il giudice del Tribunale di Napoli, Valentino non spacciava per il clan. Per l’ex primula rossa di Palazzo Fienga – difeso dall’avvocato Roberto Cuomo – il pm della Dda partenopea aveva chiesto una pena di 4 anni.

LE CONDANNE. Alla sbarra, con l’ex reggente dei Gionta, anche i torresi Felice e Pasquale Savino (56 e 25), condannati rispettivamente a due anni e 4 mesi e ad un anno e 6. Esclusa, anche per i Savino, l’appartenenza ad una sorta di associazione parallela che inondava di marijuana le coste calabresi. Missione possibile, secondo il pm, grazie ai contatti costruiti con pusher dell’estremo sud: il 33enne palermitano Ivan Sestito, che ha incassato una condanna a due anni e 6 mesi di reclusione, e Simona Manzi, 35, di Scalea. Per la donna la pena più mite: 12 mesi.

LE ESTORSIONI. I proventi illeciti sarebbero serviti a pagare gli “stipendi” alle famiglie degli affiliati. Ieri, nello stralcio del processo in abbreviato, condanne anche per Michele Guarro e Aristide Immola, accusati di estorsione ai danni del titolare di un franchising di abbigliamento a Torre Annunziata: entrambi hanno incassato 6 anni di carcere. Proprio Immola - come emerso dall’ordinanza di custodia dello scorso 14 luglio - nel 2012 si presentò al commerciante chiedendogli “un regalo ai carcerati per Natale”.

L’INCHIESTA. Ad inguaiare gli imputati diverse intercettazioni ambientali nelle abitazioni di via D’Alagno, a due passi da Palazzo Fienga, e le dichiarazioni dei pentiti. Tra questi Giuseppe Di Nocera, che nel 2010 svelò agli inquirenti le cifre esatte del “business”: “La marijuana “white widol” veniva pagata in Olanda a 3800/4mila euro al chilo. Se la droga era eccellente, del tipo ‘amnesya’, veniva pagata 6mila euro”. Una volta importata a Torre Annunziata, l’amnesya era rivenduta ai gestori delle piazze di spaccio a 12mila euro. Il camionista incaricato del viaggio intascava 500 euro per ogni chilo di droga trasportato.

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