Torre Annunziata. Cocaina, marijuana ed amnesia, ordinate via sms o con uno squillo sul cellulare: condannati i 4 pusher che inondavano di droga la costiera sorrentina. Tutti giovanissimi. A capo della banda c’era Valentino ‘Gigino’ Cirillo, 23, già con precedenti per spaccio. Cirillo è il figlio di Andrea “’o sciacallo”, il 50enne pluripregiudicato ritenuto vicino al clan Gionta, preso il 2 settembre 2014 dai carabinieri di Torre Annunziata dopo un mese e mezzo di latitanza. Proprio per il figlio di “’o sciacallo”, residente in via Bertone, la roccaforte dei “Valentini”, è giunta ieri la condanna più alta: a 6 anni di reclusione. Il pm Mariangela Magariello ne aveva chiesti otto.

LA SENTENZA. Condannati con ‘Gigino’ Cirillo anche il 27enne di Vico Equense Michele Donnarumma (2 anni e mezzo), soprannominato il “cinese”; dieci mesi (pena sospesa) al 22enne di Sorrento Eduardo Veniero. Armando Ferraro (25, di Vico Equense), titolare di un bar in penisola, ha invece patteggiato una condanna a 4 anni.

L’INCHIESTA. La droga quasi sempre era nascosta in via Bertone, il feudo del clan Gionta di Torre Annunziata, o in via Terragneta. E dopo il contatto telefonico viaggiava. Destinazione la “movida” di Vico Equense e di Sorrento. A smascherare la centrale dello spaccio le dichiarazioni rese in caserma da una giovane sorrentina, in merito ad una presunta violenza sessuale subita dal proprio fidanzato. Solo dopo si scoprì che il rapporto era in realtà consensuale.

La ragazza andò dai militari per paura: il suo fidanzato “stava prendendo” una brutta strada. Frequentava spesso ‘Gigino’, o anche ‘Pasquale’, i nomi in codice che Valentino Cirillo usava per ridurre il rischio di essere scoperto. Per questo – secondo l’esito delle indagini – non rispondeva nemmeno al telefonino. Bastava uno squillo.

LA 'SORPRESA'. Dopo la condanna a 6 anni di reclusione, il giudice ha concesso i domiciliari a Valentino Cirillo (difeso dall’avvocato Luciano Bonzani). Il figlio di “’o sciacallo”, a sua volta ex gestore della piazza di spaccio della Litoranea, era finito in carcere nello scorso dicembre. A restare in cella è solo suo padre. “’O sciacallo”, nonostante un recente sconto di pena in appello, deve infatti scontare altri 3 anni. Un residuo derivatogli dalla condanna definitiva, subita nel maxi-processo “Alta Marea” alla camorra torrese.

 

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