Spaccio di droga in trasferta, da Torre Annunziata a Vairano Scalo, in provincia di Caserta: resta in cella a Poggioreale Gaetano Maresca, 29 anni (nella foto), pregiudicato figlio di Giuseppe ’o saccaro, il ras dei Gallo-Cavalieri ucciso con cinque colpi di arma da fuoco nell’agguato di camorra del 6 maggio 2014 in via Roma. A deciderlo sono stati i giudici del Riesame di Napoli, che hanno respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali Ciro Ottobre e Maria Formisano. Gli avvocati di Maresca preannunciano ricorso per Cassazione.

L’ARRESTO. I carabinieri dell’aliquota di Torre Annunziata (agli ordini del capitano Andrea Rapone e del tenente Davide Acquaviva) arrestarono Gaetano Maresca l’11 aprile. Il figlio di ’o saccaro stava bevendo un caffè al bar della Circumvesuviana. Diverse intercettazioni proverebbero che l’erede del ras dei Cavalieri era tra i “gestori” di un fiorente traffico di droga, che da Torre Annunziata portava stupefacenti verso il basso Lazio e l'alto Casertano.

L’AGGUATO SVENTATO. Il figlio di ‘o saccaro aveva preso casa in affitto a Boscotrecase. L’ambiente di Torre Annunziata, secondo gli inquirenti, gli era infatti ostile. Gaetano Maresca sarebbe presto finito nel mirino dei sicari dei Tamarisco. Il clan – la pista più accreditata – avrebbe così punito, con un raid mortale al bar della stazione di via Boselli, un presunto sgarro fatto da Maresca per il controllo di alcune piazze di spaccio in città. A sventare poi l’agguato, l’arresto dei carabinieri.

I DETTAGLI. Domenico Tamarisco, 43 anni, scarcerato il 6 aprile, aveva individuato nel 29enne figlio di ‘o saccaro uno dei suoi rivali. In 4 giorni – secondo l’Antimafia - aveva già pianificato il raid. Il tutto è emerso nel corso delle parallele indagini della Guardia di Finanza di Napoli, che da tempo stava monitorando due organizzazioni criminali, con basi in Ecuador per importare cocaina e hashish attraverso il porto di Salerno.

In un’intercettazione nel fascicolo d’inchiesta Bernardo Tamarisco, il boss in carrozzella fratello di Domenico, e costretto dal ‘96 sulla sedia a rotelle in seguito ad un agguato messo in atto dai Gionta, si lamenta dell’arrivo dei carabinieri al bar della stazione. L’arresto di Maresca avrebbe infatti “rovinato il piano” per ucciderlo.


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