TORRE ANNUNZIATA. E’ stato scarcerato nella tarda serata di ieri Francesco Fiorillo (31 anni, alias “l’ingegnere”), condannato a 6 anni di carcere per spaccio di droga nell’ambito della maxi-inchiesta “Biancaneve” (condotta nel 2012 dalla Guardia di Finanza di Torre Annunziata). Per le indagini Fiorillo, inizialmente sfuggito al blitz, era a capo di un gruppo di almeno 29 persone che, ritenuto vicino al clan Gionta, assoldando 12 donne e 6 minorenni riusciva a gestire lo spaccio di cocaina (la “neve”) in tre piazze di Torre Annunziata: alle case verdi (Parco Apega), in via Sambuco e in via Giardino. Tra i baby-pusher c’era anche una 14enne, ribattezzata proprio Biancaneve: padre in carcere e madre incinta, la ragazzina era costretta a spacciare per mantenere la famiglia ed aveva imparato a consegnare cocaina a piedi o in scooter.

LA DECISIONE. Francesco Fiorillo, dopo aver scontato in carcere parte della condanna (esclusa l’associazione mafiosa), è tornato ieri agli arresti domiciliari ad Angri. I giudici della sesta sezione della Corte d’Appello di Napoli hanno infatti accolto la richiesta del legale del pusher, l’avvocato Luciano Bonzani. Lo spacciatore “ingegnere”, dopo la pena incassata nel 2013, era già finito ai domiciliari: una denuncia per violenza, maltrattamenti e lesioni, ai danni della compagna Serafina Livello (condannata come Fiorillo a 6 anni di reclusione per droga), aveva rispedito il 31enne di via Sambuco in cella per circa 5 mesi.

IL SEQUESTRO. A seguito del blitz “Biancaneve”, i finanzieri del comando provinciale di Napoli sequestrarono alla coppia un bar e un appartamento in via Roma a Torre Annunziata. Secondo quanto emerso dalle indagini, Fiorillo e Livello, un mese prima degli arresti, avevano acquisito la gestione del bar, ristrutturandolo con investimenti di decine di migliaia di euro. Soldi - per gli investigatori - provenienti dalla gestione dell’attività di spaccio con minorenni nel quartiere murattiano.

Operazione "Biancaneve": foto archivio LoStrillone.tv   

     

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