Torre Annunziata, droga. Tamarisco, narcos “in carrozzella”, sarà visitato da medico in cella
Gli avvocati: “Carcere incompatibile con suo handicap. No al Riesame, aspettiamo il dottore”
18-05-2016 | di Salvatore Piro
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Torre Annunziata. Droga dall’Ecuador: Bernardo Tamarisco, il narcos in “carrozzella” dei Nardiello, rinuncia al Riesame. Il 44enne boss del rione Poverelli, ferito alle gambe in un agguato di camorra a sigla degli ex rivali del clan Gionta, e costretto dal ‘96 su una sedia a rotelle, verrà invece visitato in cella da uno specialista in Medicina e Chirurgia.
L’incarico è stato conferito dal giudice del Tribunale di Napoli al professor Antonello Crisci, Associato presso il Dipartimento dell’Università Degli Studi di Salerno. Il dottore avrà il compito di valutare la “compatibilità delle condizioni di salute” del narcos col regime carcerario.
LA DIFESA: “NON PUO’ STARE IN CELLA”. E’ dallo scorso 27 aprile, giorno in cui Bernardo Tamarisco è finito in carcere a Secondigliano, che i suoi avvocati Pasquale Striano e Antonio Briganti denunciano la “assoluta insufficienza della struttura penitenziaria, non dotata di risorse idonee ad ospitare persone con handicap fisici”. E’ per questo che i legali di Tamarisco hanno “preferito” la visita medica al ricorso al Tribunale della Libertà. Il dottor Crisci, infatti, potrebbe concludere ai giudici per il trasferimento del boss “in carrozzella” presso una diversa struttura sanitaria penitenziaria. Il verdetto è atteso a stretto giro.
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L’INCHIESTA. Trentaquattro le ordinanze di misure cautelari eseguite il 27 aprile scorso dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, su ordine dell’Antimafia partenopea. Due invece le organizzazioni criminali, con base a Torre Annunziata, che secondo gli inquirenti gestivano un gigantesco traffico internazionale di droga, con partenza da Ecuador e Colombia e arrivo grazie a navi in carichi fasulli al porto di Salerno. Il primo gruppo – per la Dda di Napoli - faceva capo proprio al clan Tamarisco, retto dai tre fratelli Domenico, Francesco e Bernardo. Gli investigatori sequestrarono quel giorno 22 beni immobili, 19 automezzi, 6 aziende commerciali e rapporti bancari per un valore di oltre 10 milioni di euro.
IL ‘CURRICULUM’. Dopo l’agguato, e prima dell’ultimo arresto, il boss con problemi alle gambe era riuscito anche a fuggire all’estero: latitante in Spagna, ricercato per associazione mafiosa e per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Bernardo Tamarisco fu acciuffato solo il 18 luglio 2002. Il narcos era a Torre Molinos. Ad arrestarlo, la polizia di Stato della questura di Napoli, in collaborazione con la “guardia civil” ed il servizio per la cooperazione internazionale della Criminalpol. Il 2 dicembre 2011, infine, il narcos in “carrozella” era uscito dal carcere, ottenendo gli arresti domiciliari. A decidere per la semilibertà a Bernardo Tamarisco fu il giudice del Tribunale di Salerno.
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