Negli occhi azzurri di Elena c’è tutto il dolore per il suo popolo. Un anno fa i carri armati di Vladimir Putin invadono l’Ucraina. Da quel momento il mondo cambia definitivamente volto. Il fumo delle esplosioni rabbuia il cielo del Doneck. Uomini, donne e bambini muoiono sotto le bombe. Elena fatica a dormire di notte. Ogni giorno guarda il telegiornale e vede in diretta la sua gente soffrire. Anche se vive in Italia da tempo, ed è al sicuro, non resta indifferente a questa ondata di dolore.

Allo scoppio del conflitto il suo negozio 'Alimentari dell’Est' in Corso Umberto I, a Torre Annunziata, diventa un punto di riferimento per chi ha bisogno. E non solo. L’imprenditrice accoglie i suoi connazionali anche in casa. Elena dedica anima e corpo alla causa e cerca di aiutare come meglio può. “Questa è una violenza ingiusta, gratuita – sottolinea quasi commossa – Dopo un anno di dolore non c’è ancora fine a questo calvario. La mia famiglia ha lasciato l'Ucraina e ora è sparsa in tutta l'Europea. Per fortuna sono al sicuro, ma hanno rischiato molto. Basta con questo spargimento di sangue, dobbiamo lavorare tutti per la pace”.

Il 24 febbraio del 2022 inizia la diaspora del popolo ucraino. Sfidando il gelo tagliente e la minaccia russa, in migliaia scappano verso il confine per sfuggire alle bombe. Tra loro c’è chi ritrova il sorriso proprio a Torre Annunziata, grazie al cuore grande di Elena. La vita dell'imprenditrice ucraina si intreccia con quella di Tatiana, scappata dalle bombe insieme a due bimbi piccoli. Ad oggi le due donne sono diventate migliori amiche e i rispettivi figli frequentano la stessa scuola. In attesa di una tregua, Elena continua ad essere in prima linea per il suo popolo. All'interno del negozio - con l'aiuto di altri benefattori - raccoglie cibo, vestiti e tuttto ciò che occorre per chi è in difficoltà. La sua porta è sempre aperta.

Intanto, nel giorno dell'anniversario dell'invasione, una domanda si fa spazio insistentemente tra i suoi pensieri: "Quando finirà questa guerra?". Al momento non c'è alcuna risposta. Intanto, a Kiev, il silenzio della notte è squarciato dal rumore delle sirene anti-aree, a conferma che la pace è ancora troppo lontana. 

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