Torre Annunziata, estorsioni e sodalizi: Gemma Donnarumma mente strategica del clan Gionta
In manette 17 affiliati. Il Procuratore Nicola Gratteri: 'Famiglia pericolosa e recidiva, risultato importantissimo'
15-07-2025 | di Rosanna Salvi

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"Mente strategica del clan Gionta, agiva come un vero e proprio capo piegando personalmente le vittime delle estorsioni". La definiscono così gli investigatori Gemma Donnarumma, moglie del superboss Valentino. Figura anche lei tra i 17 destinatari delle misure cautelari eseguite dai carabinieri di Torre Annunziata al termine di un'indagine coordinata dalla Dda di Napoli.
Scarcerata il 26 aprile 2022, dopo una lunga detenzione, ritorna immediatamente ad avere un ruolo chiave nell'organizzazione camorristica. Una libertà attesa anche dai reggenti Gaetano Amoruso, Alfredo Savino e Pasquale Romito, che si recarono ad omaggiarla per "ricevere il suo placet per le decisioni più importanti in ordine alla gestione del gruppo". Estorsioni e sodalizi. La Donnarumma, aperte le porte del carcere, ha assunto un ruolo di intermediazione con gli altri clan attivi a Torre Annunziata e nei comuni limitrofi. L'attività investigativa svela, infatti, un legame con altre 'donne di camorra', collegate alle cosche più feroci ed egemoni del comprensorio vesuviano. Svariati gli incontri tra la Donnarumma e Michelina Manzi, moglie di Pasquale Gallo (detto o' Bellillo), affiliato del clan 'Gallo-Cavalieri'. Ma non solo. Tra i sodalizi documentati anche quello con Rosaria Vangone, mamma di Giuseppe Gallo, noto negli ambienti criminali come Peppe 'o Pazz e capo del clan 'Gallo-Limellli-Vangone'. Un tris di figure femminili eccellenti che, nonostante un passato di contrasti e dissapori, sono unite a doppio filo da un patto criminale. L'intesa con la Vangone, in realtà, sarebbe nata nel carcere di Messina, dove entrambe erano detenute. Fu quella l'occasione per siglare un'alleanza tra i due sodalizi.
L'ordinanza, a firma del Gip Antonino Santoro, che ha emesso 17 arresti su richiesta della Procura di Napoli, traccia l'identikit criminale della moglie del superboss. Sull'operazione è intervenuto anche Nicola Gratteri, che definisce la famiglia Gionta "longeva, pericolosa e recidiva". Caratteristiche che rispecchiano le condotte criminali della Donnarumma, su cui non ha avuto effetto nemmeno la lunga detenzione in carcere. Lady Gionta, oltre al ruolo di intermediaria, esortava, con fare intimidatorio, alcuni commercianti ad offrire un lavoro ai familiari degli affiliati al clan. Inoltre, secondo gli investigatori, avrebbe organizzato un autonomo programma estorsivo nei confronti di imprenditori non inseriti nella 'Lista' dei reggenti dell'organizzazione. Un aspetto non trascurabile, che proverebbe il ruolo predominante della donna nella cosca. La Donnarumma, infatti, si sarebbe sostituita in più occasioni ai soldati dei Gionta nella riscossione autonoma delle tangenti. Un lungo elenco di attività criminali, che portava avanti per mantenere sè stessa e il marito Valentino. "A lei era comunque garantito il mantenimento da parte del clan che la rispettava e a lei si rivolgeva per risolvere le problematiche sia connesse alla gestione del gruppo sia quelle attinenti la sfera personale".
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