“L’imputato è in aula? Sa indicarlo?” – chiede l’avvocato - . “Si, certo. E’ lui, quello con gli occhiali scuri” – risponde l’inquirente, teste a processo - . “Prego se li tolga” – insiste il legale - . Sorpresa! Non è lui, ma il suo gemello. “Carramba!” – commenta ironico il pm - .

Succede anche questo al Tribunale di Torre Annunziata, nel bel mezzo del maxi-processo che vede alla sbarra venti persone (residenti tutte nel Vesuviano, tra Torre, Pompei, Boscoreale, Poggiomarino e Castellammare di Stabia) accusate di truffa all’INPS per aver percepito tra il 2012 ed il 2013 assegni di invalidità spettanti ai ciechi assoluti: solo alcuni, tra i venti imputati (difesi da un folto collegio composto da Michele Riggi, Guido Sciacca, Gennaro Maresca, Gennaro De Gennaro, Gaetano Di Somma, Salvatore Calamita) risulterebbero al contrario e quantomeno ipovedenti.

L’INDAGINE – LE CIFRE. Gli altri, per il pm della Procura della Repubblica oplontina Emilio Prisco, ci vedevano benissimo, ma avrebbero intascato comunque cifre da capogiro. Dai 52.808 ai 73.732 euro gli emolumenti percepiti dallo Stato nel corso degli anni. A smascherarli l’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e condotta dai carabinieri che bussavano alla porta dei ‘sospetti’, travestiti con le classiche tute della ‘Gori’. Mostravano la bolletta dell’acqua. I ‘falsi ciechi’ stringevano mani, firmavano carte, preparavano il caffè.

“Un giorno – così un maresciallo di Boscoreale in aula, rispondendo al giudice Paola Cervo – chi per l’INPS era cieco ci accolse sdraiato sul divano a guardare la tv”. “A Castellammare invece – continua il ‘pittoresco’ racconto degli investigatori in audizione al processo – pedinammo una signora che va sempre in giro con gli occhiali scuri. Si affacciava dal balcone e guardava in alto. Si lamentava per il bucato steso da chi stava al piano di sopra. Una volta la trovammo a prendere il sole su una panchina del lungomare. Un’altra, invece, a fare shopping per il centro col marito. Erano tutti e due dal fornaio. Lei non entrò, ma da fuori guardava la vetrina e indicava le rosette da comprare”.

LE ‘FALLE’ NELL’INCHIESTA. Storie tanto strane quanto ‘buffe’, se non fosse per una multi-milionaria truffa all’Istituto Nazionale di Previdenza (ancora da sentenziare). L’avvocato Michele Riggi, però, col siparietto del ‘gemello con gli occhiali scuri’, prova a dimostrare in aula presunte falle nelle indagini. La scena andata avanti per quasi dieci minuti, tra gli “è certo di quanto afferma”, i sorrisini del giudice e il “carramba” scappato al pm, servirebbe al legale per far emergere alcuni dubbi sulla reale identità delle persone osservate e pedinate anche a bordo di una fiat ‘Panda’ bianca, gentilmente concessa agli inquirenti dalla stessa ‘Gori’. Dubbi tutti da accertare. Agli atti, resta per adesso un “carramba” del pm.   

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