Torre Annunziata. Al vertice del clan, ma ‘stangate’ dai giudici. Potrebbe riassumersi così l’anno giudiziario vissuto dalle donne della famiglia Gionta. In 7 – nel breve arco temporale tra il 27 maggio 2015 e il 6 luglio 2016 – hanno infatti incassato pene durissime, sia pure in primo grado: associazione mafiosa, usura, lesioni ed estorsione aggravata dalle modalità camorristiche, le accuse mosse a vario titolo dai pm e costate in totale condanne per complessivi 41 anni di carcere.

Eppure, secondo l’ultima relazione Dia (riferita al secondo semestre 2015), col fondatore della cosca Valentino senior, oggi ergastolano, e i suoi due figli Aldo il ‘boss poeta’ e Pasquale ’o chiatto’, da tempo invece spediti al 41-bis, i Gionta resistono al vertice della camorra cittadina soltanto grazie a un ruolo “di primo piano riconosciuto alle donne”. Non più semplici ‘cassiere’ in gonnella, o ‘portavoci’ all’esterno dei messaggi, spediti dai ‘capi’ in cella e da recapitare ai gregari ancora in libertà di via Bertone.

LE CONDANNE. Nove anni a Teresa Gionta (in foto al momento del suo arresto), la sorella di Aldo, il ‘boss poeta’ figlio di don Valentino. Sei a testa per Francesca Donnarumma e Anna Paduano, sorella invece del baby ras Salvatore. Loro – ritenute le cassiere del pizzo ‘a rate’, imposto dal clan ad almeno 6 imprenditori di Torre Annunziata - le prime 3 destinatarie delle condanne inflitte quest’anno dal gup di Napoli alle ‘femmine’ al comando.

Tredici mesi dopo toccherà invece a ‘zì Carmela’ Gionta, sorella del fondatore della cosca Valentino; Annunziata Caso, Gemma junior e Pasqualina Apuzzo, moglie, figlia e suocera di Aldo il ‘ribelle’. La pena più dura, a 8 anni di reclusione, per Carmela Gionta, l’anziana ‘zia’ condannata per associazione mafiosa, tentata estorsione ed usura. Due i prestiti elargiti dalla sorella 71enne del super boss ad altrettanti imprenditori oplontini in crisi: uno di 10mila, l’altro di 15mila euro, con un tasso d’interesse variabile tra l'8 e il 10%.

A 6 anni e otto mesi la condanna per Nunzia Caso; 2 anni e otto mesi ciascuno, infine, per Gemma junior e Lina Apuzzo. A scatenare l’ultimo processo unico, con alla sbarra ben 4 donne dei Valentini, l’ormai noto ‘agguato’ del 18 luglio 2015 in Largo Grazie. La vittima dello ‘sfregio’ fu proprio Carmela Gionta, ferita in casa da una coltellata sferrata in pieno volto. A ordire il piano “per riscrivere la leadership nel settore delle estorsioni in città” – secondo gli inquirenti e poi anche secondo i giudici – le altre ‘femmine’ dei Gionta. L’episodio è stato ricordato, nella recente relazione Dia, come il sintomo dello “stato di tensione vissuto nel territorio di Torre Annunziata”.

L’ALLARME DELL’ANTIMAFIA. Donne al comando, dunque. A Torre Annunziata, così come nella vicina Castellammare di Stabia, dove a dirigere “le attività illecite del gruppo D’Alessandro” sarebbero sempre loro. Le ‘femmine’. Il tutto – scrive sempre la Direzione Investigativa Antimafia, nell’ultima analisi sul panorama mafioso campano – rappresenterebbe il segnale di una vera e propria “emancipazione criminale delle donne di camorra, da ritenersi non più solo serventi alle strategie dell’organizzazione, ma in grado di pianificare e di orientare, sotto il profilo militare ed economico, le attività della famiglia”.

Sondaggio


Risultati



Puoi ricevere le notizie de loStrillone.tv direttamente su Whats App. Memorizza il numero 334.919.32.78 e inviaci il messaggio "OK Notizie"