Torre Annunziata. Il “cassiere” del clan Gionta sta male. E’ per questo che Vincenzo Pisacane - 60 anni in foto alias “Bombolone” - il contabile della camorra di Palazzo Fienga condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso e finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, sconterà altri 24 mesi agli arresti domiciliari. Sono stati i giudici del Tribunale di sorveglianza di Napoli a concedere la semilibertà a “Bombolone”. Le condizioni di salute del “cassiere”, difeso dall’avvocato Roberto Cuomo, sono state infatti definite “incompatibili col regime carcerario”.

LA PATOLOGIA. Un ictus cerebrale lo ha colpito tempo fa. Mentre si trovava ancora in cella, dopo la condanna a 10 anni di reclusione subita in seguito al blitz “Alta Marea”. Vincenzo Pisacane era detenuto nel carcere sardo di massima sicurezza “Badu ’e Carros”, vicino Nuoro. Quell’ictus ha lasciato il segno. Da allora il “cassiere” di camorra – come comprovato dai certificati medici prodotti dalla difesa – è affetto da una grave “emiparesi del lato destro del corpo” oltre ad “afasia (sindrome cognitiva e del linguaggio), aprassia e obesità”.

Anche per i giudici “Bombolone”, ex-grossista giontiano della droga, ha bisogno di assistenza h 24. E di continui controlli in ospedali adeguatamente attrezzati. Tra un anno, una nuova visita medica e un’altra udienza. I giudici decideranno se “Bombolone” sarà guarito, potendo così rientrare in cella.  

IL CURRICULUM CRIMINALE. “Bombolone” era finito in manette nel 2008. Il “cassiere”, che pagava gli stipendi agli affiliati e alle famiglie dei carcerati del clan Gionta, cinque anni prima del blitz “Alta Marea” si era trasferito con l’intera famiglia a Montecatini. In Toscana, Vincenzo Pisacane ufficialmente era solo un commerciante. Ma i contatti con Torre Annunziata non li aveva mai troncati. Alcuni pentiti di camorra parlavano di “Bombolone” come di un intermediario che aveva “carta bianca” nella gestione delle alleanze per la droga. In particolare, Pisacane avrebbe stretto accordi con gli scissionisti del clan Mariano di Napoli.

Nel dicembre del 2008 - quando prese in affitto un lussuoso appartamento in Toscana - “Bombolone” subì un maxi-sequestro di beni per oltre un milione di euro. I sigilli scattarono nei riguardi di un appartamento a Torre Annunziata e di un altro con box auto in via Friuli a Montecatini. E ancora una Smart, 5 scooter e moto, tra Honda, Ducati, Aprilia oltre a svariati rapporti postali e bancari nella filiale del Monte dei Paschi di piazza del Popolo. Conti aperti a Montecatini Terme. Per i magistrati della Dda di Napoli, Pisacane si era conquistato la fiducia dei boss, al punto da gestire i bilanci della cosca. L’inchiesta “Alta Marea” portò alla luce un “fatturato” di almeno cinque milioni di euro al mese, solo con la vendita della droga. Guadagni assicurati a Palazzo Fienga dalla sola attività di vendita al dettaglio della droga.

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