TORRE ANNUNZIATA. Da acciuffare in "famiglia" ne resta ora solo uno. E’ lui, l’introvabile dei Gionta, il latitante: è Aldo Agretti, 44 anni, il figlio di “zì Carmela”, sfuggito alla cattura alcuni mesi fa, destinatario di 2 ordini di arresto e irreperibile dal 6 marzo 2015, dopo la condanna definitiva a 9 anni e 4 mesi per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Nel suo curriculum criminale anche alcuni processi per detenzione illegale di armi e un'accusa (da cui è stato assolto) di tentato omicidio.

Dopo l’ultimo scacco inferto al clan con l’arresto del 23enne Gaetano Amoruso, genero del “ras poeta” Aldo Gionta, la cosca è decimata, sì. Non del tutto “scoperta”. Ma fuori, della "famiglia", con un manipolo di “uaglioni” dalla facile beretta 7,65, ne resta solo uno: Aldo Agretti, il nipote di sangue del superboss, che perciò chiamava “zio” Valentino, il fondatore del clan di Palazzo Fienga.

Agretti, fratello del 48enne “Tore ‘a tenaglia”, anch’egli ex latitante ritenuto in passato reggente dei Gionta e per questo nella lista dei 100 ricercati più pericolosi d’Italia (“a tenaglia” fu poi tratto in arresto nel 2007 dalla polizia di Castello di Cisterna: con sé il pregiudicato torrese aveva una pistola calibro 9 parabellum con dentro 13 proiettili), potrebbe nascondersi dovunque, dopo una rocambolesca fuga dalla finestra di casa sua in via San Francesco di Paola, a due passi da via Bertone.

E’ sparito chissà dove ma gli inquirenti, per esperienza e contatti maturati negli ambienti criminali, starebbero stringendo il cerchio intorno a lui. Aldo Agretti potrebbe infatti essere l’unico in grado di tenere ancora in piedi un clan ora allo sbando, seppellito a colpi di 41-bis contro i suoi capi storici. A chiudere il cerchio gli 800 anni di carcere inflitti in Cassazione, a seguito del maxi-blitz “Alta Marea” del 2008, e distribuiti pure a tutti i suoi gregari e colonnelli.

Anche Aldo Agretti ha pagato a caro prezzo quel blitz e quel processo: 9 anni e 4 mesi in primo grado e in appello per aver partecipato ad una vasta associazione a delinquere, che con la cocaina acquistata dall’Olanda e dalla Spagna inondava le piazze di spaccio controllate dai Gionta a Torre Annunziata.

Nel “business” della droga, però, c’entravano i narcos di tutta Italia: Campania – Lazio – Abruzzo – Sicilia - Marche – Lombardia. La droga il clan la piazzava un po’ ovunque. Dopo la condanna, chi ora è irreperibile venne scarcerato nel 2013 per “decorrenza dei termini di custodia cautelare”. La libertà durò poco. Aldo Agretti fu arrestato di nuovo. Quasi subito.

Per la dda di Napoli aveva infatti partecipato all’agguato del 2004 ai danni di Aniello Nasto, l’ex killer dei “Valentini” che con Umberto Onda e Michele Palumbo uccideva per la cosca “prendendo anche in carcere la ‘mesata’ da 2500euro”. Per l’inchiesta il litigio scoppiò allora per i debiti di droga non pagati dallo stesso Nasto ad Agretti, poi prosciolto da ogni accusa.

Aniello Nasto dal 18 settembre 2007 è un pentito: tre mesi dopo il clan gli trucidò il fratello Alfonso per vendetta in un bar di Torre Annunziata. “Abbiamo giurato che se qualcuno avesse collaborato gli ammazzavano i parenti. E’ quello che è successo” – così il collaboratore di giustizia all’antimafia di Napoli nel gennaio 2008 - .

Prosciolto dal tentato omicidio, condannato per la droga. Una pena ormai definitiva per Agretti, così come il provvedimento assunto dall’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati alla Criminalità, che il 28 giugno scorso ha affidato uno dei suoi appartamenti (al sesto piano del civico 390 in via Vittorio Veneto, nel cosiddetto “grattacielo delle catene”) al Comune di Torre Annunziata per farne un giorno un “simbolo di legalità”.

Aldo Agretti, nel frattempo, è scappato. In “Alta Marea” gli sequestrarono pure una macelleria, un “Liberty 125”, una “Lancia Musa”, una "Toyota Yaris" e un’altra casa in Largo Grazie. Beni a lui tutti riconducibili secondo gli investigatori.

 

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