TORRE ANNUNZIATA. A pochi giorni da una condanna ad otto anni per camorra, violò gli obblighi di sorveglianza cui era sottoposto dandosi alla 'macchia'. Al via il processo contro Ciro Nappo, alias “cap e’ auciell”, 43 anni, l’ultimo reggente ed ex super-latitante del clan Gionta, scovato dai carabinieri il 26 maggio scorso all’interno del suo ‘covo’: un casolare sulla ‘Panoramica’ (nelle foto in basso), al confine tra Trecase e Torre del Greco, dove il ras si nascondeva in compagnia del suo presunto vivandiere (Vincenzo Ametrano, 42, ritenuto vicino ai ‘Fransuà’), protetto da 4 telecamere di sorveglianza a presidio di tutti gli accessi

L’UDIENZA. Inizia tardi. Tutti, in tribunale a Torre Annunziata, aspettano che “cap ‘e auciell” arrivi. Attesa lunga. Perché il ras adesso è in cella nel super-carcere “Panzera” di Reggio Calabria. Alle 12, tuta blu, sguardo fiero e viso disteso, Ciro Nappo si accomoda in aula, dietro il vetro trasparente progettato per i detenuti. Il boss parla col suo avvocato (il legale Giovanni Tortora). Sceglie il rito abbreviato, vuole lo sconto della pena. Il pm della Dda di Napoli si oppone: “ora non si può, il processo è già in fase avanzata”. Eccezione accolta. Anche per i giudici, insomma, “è troppo tardi”.

IL RACCONTO. Due i testimoni dell’accusa, che confermano: “Era una domenica, l’8 marzo 2015 – sottolinea ai giudici l’Ispettore Capo della Polizia di Torre Annunziata, Annalisa Raffone - . Ciro Nappo, dal 2013, aveva l’obbligo di firma in Commissariato, ma quel giorno da noi non si presentò. Molto probabilmente, si era allontanato da Torre già due giorni prima (il 6 marzo, ndr). Gli agenti suonarono al campanello di casa. Nessuno rispose. Più avanti capimmo perchè”. Proprio il 6 marzo 2015, in tarda serata, la Corte di Cassazione inflisse 800 anni di carcere in totale a boss e colonnelli del clan Gionta: la parola fine su “Alta Marea”, il blitz formato maxi che nel 2008 seppellì la cosca con 88 persone in manette per associazione di stampo mafioso, omicidio e traffico di stupefacenti.

RICERCATO A PALAZZO FIENGA. Dopo la mancata firma, i poliziotti cercarono Nappo ovunque. Anche a Palazzo Fienga, l’ex roccaforte di camorra oggi murata. “Il 4 giugno 2015 – così ai giudici il Sostituto Commissario Vincenzo Senatore, secondo teste dell’accusa – apprendemmo la notizia che Nappo si trovasse in una casa al secondo piano di Palazzo Fienga: scala centrale, sulla destra. Entrammo, avevamo noi le chiavi. Nessuna casa, dopo lo sgombero, era stata forzata. Nappo non c’era. Né lì, né all’interno della sua abitazione in via D’Alagno. Finite le ricerche al Palazzo, infatti, attraversammo la strada. Ciro Nappo abita a pochi passi. Bussammo al campanello. Nessuno rispose”. 

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