Torre Annunziata, i precari della Giustizia in lotta contro il precariato: 'Non distruggete il nostro futuro'
Dodicimila lavoratori rischiano il posto dal 2026, sindacati in piazza per i diritti
01-07-2025 | di Rosanna Salvi

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“La Giustizia non può essere a tempo determinato”. Il countdown è iniziato: a partire dal 30 giugno 2026, dodicimila dipendenti statali si ritroveranno senza un futuro. Uno scenario preoccupante, che ha indotto Fp Cgil, Uil Pa e Usb a mobilitarsi per i diritti dei precari della giustizia. Assunti con fondi PNRR e al lavoro da anni negli uffici giudiziari dell'intero Stivale, ora rischiano di finire nel baratro. Questa mattina al Tribunale di Torre Annunziata si è svolto un sit-in di protesta con circa una cinquantina di lavoratori, scesi in campo con i sindacati per avere risposte dal Governo.
“Vogliamo la stabilizzazione di tutti i dipendenti, e non soltanto della metà. I Tribunali, ad oggi, hanno bisogno dei lavoratori del Pnrr perché parliamoci chiaro: se dal 1 luglio 2026 noi non ci saremo, i Palazzi di Giustizia collasseranno su sé stessi. Il Governo lo sa, ma preferisce fingere il contrario”, dichiara Michele Izzo (Cgil).
A rischio funzionari UPP, tecnici ed operatori data entry. Figure professionali di rilievo, che nel corso degli anni hanno contribuito a sopperire al grave deficit di organico. A sei mesi dall'approvazione della prossima legge di bilancio, le sigle sindacali rivendicano i diritti per tutti i dodicimila lavoratori, annunciando battaglia qualora la stabilizzazione avvenisse soltanto per la metà. “Stiamo lottando per il futuro dei lavoratori. Sono due giornate di mobilitazioni importanti, che accendono i fari sul tema della Giustizia. Abbiamo poco tempo, la lotta deve continuare finché non sarà raggiunto l'obiettivo – ribadisce Maria Pia Zanni (Usb) – Il Governo, piuttosto che sostenere le spese militari, utilizzi le risorse economiche per garantire un futuro ai lavoratori”.
Troppi i punti di domanda, e soltanto dodici i mesi di tempo per ottenere risultati. “Siamo figure trasversali, da usare come jolly. Riusciamo a dare supporto sia all'attività giurisdizionale, che a quella di cancelleria - dice Raffaele Izzo, precario della giustizia che ha offerto la sua testimonianza nel corso del sit-in – L'ufficio del processo non è utile solamente alla Magistratura, questa è un'idea che va sconfitta. Il Governo può voltarci le spalle, ma ne pagherà le conseguenze perché il sistema non reggerà senza di noi”.
Le due giornate di mobilitazione, del 30 giugno e del 1 luglio, sono state organizzate dalle rispettive strutture territoriali e dalle Rsu. I sindacati, infatti, hanno accolto l'appello dei lavoratori schierandosi, senza esitazione, nella lotta al precariato. “La Giustizia combatte da oltre trent'anni la piaga di risorse umane ridotte all'osso, e la vostra assunzione lo prova - dice Rosanna Ferreri (Cgil) – Il vostro ingresso nei tribunali, con i fondi Pnrr, ha contribuito ad un ammodernamento della macchina. Il Governo non può spazzare via progressi raggiunti dopo decenni di rallentamenti. Ora è tempo di fare chiarezza: pretendiamo risposte concrete e adeguate”.
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