Condannato a 18 anni il boss di "Gomorra". Nella sua villa arrivarono le telecamere della serie sull'epopea dei Savastano, mostrando a tutti come vive un vero boss. Riprese interrotte proprio dall’arresto del proprietario che tra tante accuse risponde anche dell’estorsione alla Cattleya, la società di produzione a cui impose l'affitto in nero per le puntate in onda su Sky.

Chiuso quel capitolo per Francesco Gallo, 45enne di Torre Annunziata, arriva la condanna definitiva a diciotto anni e otto mesi di reclusione. Stessa sorte anche per Giovanni Palumbo, definitiva la sua condanna a nove anni di carcere e a poco più di otto anni per Nicola Apuzzo, Giuseppe Agnello e Anna Izzo. Ma sarebbe stato proprio Francesco Gallo il «capo» dei Gallo-Cavalieri, che gestivano la piazza di spaccio del parco Penniniello. E' ritenuto, infatti, anche dalla Cassazione ai vertici dell'organizzazione dedita al traffico di cocaina, hashish e marijuana. Gallo fu coinvolto nel maxi blitz anticamorra denominato «Mano nera», che portò la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli ad arrestare capi e colonnelli che oltre alla droga trafficava anche armi. 

Una influenza sulla cosca e sulla città che non avrebbe perso neanche quando è finito in cella. Tant'è che dal carcere, tramite i genitori, Gallo pretese il pagamento in nero dell’affitto per le riprese di Gomorra: un’estorsione in piena regola, per la quale i tre sono stati condannati in via definitiva. Ora la Cassazione, dopo un primo rinvio alla Corte d’Appello, ha confermato la condanna a diciotto anni e otto mesi di reclusione per Gallo.

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