Il clan “Gallo-Cavalieri”, storica cosca di Torre Annunziata da sempre in conflitto coi “Gionta” per il controllo del mercato della droga in città, finisce stavolta nel mirino dell’Antimafia siciliana. E’ quanto svelato dall’operazione “Verbero”, appena condotta dalla Dda di Palermo, che ha portato all’arresto di 39 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti e corruzione.

Tutte erano al soldo di un giovane “triumvirato” di quarantenni: Giuseppe Massimiliano Perrone, capo della famiglia di Pagliarelli, Alessandro Alessi, al vertice di quella di corso Calatafimi, e Vincenzo Giudice, reggente della famiglia del Villaggio Santa Rosalia. Rampolli pronti, per gli inquirenti, a riorganizzare gli affari di “Cosa Nostra” con lo spaccio, sfruttando nuove rotte, sponde e alleanze in penisola. Anche a Torre Annunziata.

L’INCHIESTA L’indagine, coordinata dal Procuratore Francesco Lo Voi, racconta di una mafia che oggi non fa più soldi col pizzo, provandoci quindi con cocaina ed hashish. Droga proveniente dal Piemonte, dalla Campania e da Torre Annunziata in particolare. Un episodio preciso e un arresto illustre confermano strategie e percorsi finora ignoti.

IL PARTICOLARE Novembre 2012: i carabinieri intercettano in autostrada, nei pressi di Palermo, un furgone per il trasporto di cavalli. A bordo, però, le forze dell’ordine scovano 250 chili di hashish, nascosti in un’intercapedine carica di letame per confondere il fiuto dei cani anti-droga. L’immenso carico, si stabilirà poi a processo, era stato acquistato dalla nuova “Cosa Nostra” di Bagheria direttamente via Torre Annunziata. A rifornire quel giorno l’autista del furgone, Giacinto Tutino, 59 anni, piccolo allevatore poi condannato a 8 anni in abbreviato, il clan oplontino dei “Gallo-Cavalieri”.

NUOVI SCENARI Eppure, negli anni ’80, a Torre Annunziata erano invece i “Gionta” a stringere ‘patti d’onore’ in Sicilia. Il maxi-sequestro di hashish del 2012, emerge dall’ultima inchiesta, è in stretta connessione proprio coi 39 arresti dell’ultimo blitz “Verbero”.

Droga riconducibile, per la Dda siciliana, ad una donna, Concetta Celano, di origini siracusane, ritenuta in passato a capo di un’organizzazione di narcos in contatto con il Perù e l’Ecuador. Droga pronta a viaggiare però anche su rotte prima mai percorse. Via Torre Annunziata, verso una nuova e giovane “Cosa Nostra”.

In foto, un momento della conferenza stampa in Sicilia sulle ‘nuove rotte’ della droga    

 

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