“A questi li dobbiamo abboccare”. A pronunciare questa frase è stato Antonio Cirillo, il 32enne raggiunto da un’ordinanza di custodia in carcere, assieme ad altre 18 persone, che ha smantellato il clan Gionta e il Quarto sistema. I due gruppi camorristici si stanno dando battaglia per il controllo di Torre Annunziata. E lui, Antonio Cirillo, era finito nel mirino del Quarto Sistema. E Cirillo, soprannominato “denti gialli”, affiliato ai Gionta, è in carcere dallo scorso maggio per un altro reato che ha messo sotto choc la comunità di Torre Annunziata.

Cirillo, infatti è la persona accusata di aver sferrato la coltellata che ha ucciso Maurizio Cerrato, l’ex custode degli Scavi di Pompei intervenuto per difendere la figlia Adriana. La giovane aveva osato ribellarsi all’occupazione indebita con una sedia di un posto auto.

Le indagini dei carabinieri sono risaliti, nonostante omertà e silenzi, a all’autore materiale della coltellata. Fu inferta proprio da Antonio Cirillo.

Ma c’è dell’altro. Nelle oltre 300 pagine dell’ordinanza emergono altri particolari sulla faida di camorra. Nelle intercettazioni, infatti, spunta anche Giorgio Scaramella, anch’egli indagato per l’omicidio di Maurizio Cerrato. E’ stato lui ad avere la conferma sugli autori dell’agguato che è quasi costato la vita a Giuseppe Carpentieri, il genero dei Gionta ferito il 6 maggio 2020 mentre era sul lastrico solare di casa sua. A sparare furono Luca e Pasquale Cherillo, saliti sull’attico della casa di Carpentieri, lungo Corso Vittorio Emanuele III per eliminare il reggente dei “Valentini”.


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