Torre Annunziata. “Il Comune di Torre Annunziata andava sciolto per infiltrazioni di camorra. Non lo dico io. Quasi a imporlo sarebbero quindici prescrizioni. Un numero impressionante, che rappresenta un precedente. Le dettò l’ex prefetto Musolino al sindaco Starita. Per molto meno è stato sciolto Gragnano”. E’ durissimo il commento del senatore Liberalpopolare Ciro Falanga (nella foto), all’indomani dell’audizione in Commissione Antimafia del neo-prefetto di Napoli Gerarda Maria Pantalone. Il prefetto, nei giorni scorsi, ha stilato la sua “black-list” dei 27 Comuni campani nel mirino. Tra questi, in dieci sono da monitorare con “particolare attenzione”. Anche Torre Annunziata, per una pericolosa “rigenerazione dei politici locali. Abbiamo notato - così Pantalone ai senatori – che a distanza di 15-20 anni troviamo gli stessi amministratori in carica rispetto a quando il comune era stato sciolto per infiltrazioni".

DATA CRUCIALE. E’ il 12 aprile, martedì prossimo. Il prefetto tornerà in commissione. Stavolta sarà la Pantalone ad ascoltare Falanga. Il Comune oplontino resta sotto i riflettori: “Se il prefetto – commenta il senatore ‘Ala’ - che stimo per l’alto profilo istituzionale e la sua efficienza, ha inserito Torre Annunziata in quella lista, ritengo abbia adeguati elementi per approfondire il rischio di possibili condizionamenti sul territorio. Sono stati eliminati? Non credo. Tutto potrebbe chiudersi con un nulla di fatto. Ma bisogna tenere gli occhi aperti su appalti e legittimità dell’azione amministrativa. Il mio impegno dà fastidio, si pensa che voglia fare il sindaco. Che rispondo? Me ne frego. Ma io so che per fare politica serve una classe dirigente trasparente. E quella di Torre non lo è”.    

L’AFFONDO. Falanga oggi lotta contro “gli atti secretati”. Il senatore si riferisce alle conclusioni presentate il 1 agosto 2013 - all’allora prefetto Musolino - dalla commissione d’accesso, insediatasi quattro mesi prima a Palazzo Criscuolo per accertare i presupposti dello scioglimento del consiglio comunale per eventuale condizionamento camorristico. Il 7 novembre 2013, il Ministro degli Interni Alfano concluse per l’archiviazione del procedimento. “Eppure – l’affondo di Falanga – in atti ufficiali si è scritto di un’Amministrazione che ‘solo con proclami afferma principi di legalità, ma che nella sostanza non li attua’. Mi chiedo: quegli stessi consiglieri oggi hanno cambiato pelle?”. Tra le prescrizioni imposte al sindaco Starita anche lo sgombero di Palazzo Fienga, la roccaforte del clan Gionta. “Che il sindaco lo abbia fatto liberare, non elimina trent’anni di particolare inerzia. E’ come quello che ruba una mela e la restituisce. Il suo gesto non cancella il reato”. Tra i diktat, imposti dalla Prefettura, anche gli abbattimenti degli abusi edilizi in piazza San Luigi, nel cuore del rione Carceri. Vicenda sulla quale è in corso un processo in Tribunale. Il sindaco Giosuè Starita (estraneo alla vicenda penale) sarà ascoltato dai giudici il prossimo 20 maggio come persona informata dei fatti. 

L’ATTENTATO. La “Pugeot 308” del senatore Ciro Falanga è andata in fiamme nella notte tra il 2 e il 3 dicembre scorsi. Era parcheggiata a Trecase. A bruciare anche la “Panda” in uso al suo collaboratore. Sul rogo, la Procura di Torre Annunziata indaga contro ignoti. Un mese prima dell’incendio, Falanga ricevette nella cassetta della posta due fotografie, scattate nei pressi di una sua proprietà immobiliare a Salerno.

 

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