“Palazzo Fienga non tornerà mai al suo passato di camorra e morte. Resta sotto sequestro e sarà simbolo di legalità”. E’ perentorio il sindaco di Torre Annunziata, Giosuè Starita, nel ‘chiarire’ oggi con un comunicato la complicata vicenda processuale relativa al futuro di Palazzo Fienga, l’ex covo del clan Gionta in via Bertone, sgomberato dal Comune lo scorso 15 gennaio con la notifica a 39 famiglie occupanti di due provvedimenti di sequestro: il primo del Tribunale ordinario per grave pericolo di crollo. Il secondo reso invece dal gip di Napoli su richiesta dell’Antimafia.

Per la DDA partenopea infatti il Palazzo “rappresenta un complesso ove è altissima la densità criminale, sprigionata dalle persone che lo hanno eletto a propria roccaforte camorristica”. Sequestro “agevolato” anche dalle dichiarazioni di alcuni pentiti: “c’erano solo tre appartamenti abitati da persone non inserite nel clan Gionta – così in due negli interrogatori resi al pm - e in cui dimoravano anziani, comunque voluti bene dalla cosca”. Sequestro, quest’ultimo, impugnato a marzo da sette ricorrenti dinanzi al collegio dell’Ottava sezione del Riesame di Napoli.

Quel giorno i giudici Grassi – Iorio – Di Transo “annullavano il decreto limitatamente agli immobili di proprietà dei ricorrenti, disponendone la restituzione agli aventi diritto”. Restituzione però “bloccata” da un altro collegio. Quello della Dodicesima sezione penale, chiamata ad esprimersi invece sul decreto emesso dal gip di Torre Annunziata il 14 novembre 2014. Due, stavolta, le ipotesi di reato al vaglio della Procura.

Il primo, contestato a tutti i proprietari: “omissione dei lavori necessari per rimuovere il pericolo di crollo”. Il secondo (contestato solo ad alcuni) è l’inosservanza del provvedimento di sgombero n. 160 del 18.8.2014, emesso dal Comune per ragioni di sicurezza. Ragioni che, anche in base alle relazioni depositate da periti di parte, U.T.C. e Vigili del Fuoco, renderebbero Palazzo Fienga “incompatibile con il soggiorno degli esseri umani e pericoloso per il traffico pedonale esterno”.

Provvedimento confermato e, per dirla con Starita, “che non rende disponibili gli immobili. Mi opporrò in tutte le sedi e con tutti i mezzi – conclude il sindaco nella sua nota pubblica - . Palazzo Fienga dovrà diventare palazzo Siani, e cancellare nel nome di Giancarlo anni di buio e sangue”.

A corredo dell'intera vicenda le dichiarazioni dell’avvocato Gennaro Maresca, difensore di diversi proprietari di case nello stabile di via Bertone 46. “Il sequestro ordinato dalla Procura di Torre Annunziata sussiste ancora oggi – spiega il legale – perché la Dodicesima sezione ha confermato con le motivazioni del 17 marzo il pericolo di crollo. In attesa di nuovi sviluppi, una chanche per i proprietari sarebbe quella di effettuare lavori a proprie spese. Solo in questo caso – conclude – si potrebbe al momento ottenere il dissequestro di Palazzo Fienga”.

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