Torre Annunziata: in fiamme auto del pm anti-camorra. Si ‘sgonfia’ pista intimidazione a Filippelli
‘Bersaglio’ del segnale sarebbe un carabiniere in servizio a Sessa Aurunca. Inquirenti seguono movente passionale
03-12-2015 | di Salvatore Piro
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Non sarebbe Pierpaolo Filippelli, l’ex pm anti-camorra neo Aggiunto in Procura a Torre Annunziata, il ‘bersaglio’ diretto del rogo divampato due notti fa alle 3,30 nella traversa Benedetto Croce, sull’Appia, a Scauri (vedi link correlato).
L’incendio, di origine dolosa (nei pressi del rogo gli investigatori hanno ritrovato una bottiglia contenente liquido infiammabile), ha distrutto una sola vettura: la ‘Citroen C3’ di proprietà di un appuntato dei carabinieri in servizio a Sessa Aurunca. Sarebbe proprio il militare il destinatario dello spaventoso ‘segnale’ lanciato con le fiamme.
Le indagini, coordinate dal comandante della compagnia di Formia David Pirrella, al momento battono soprattutto la pista passionale maturata in famiglia, tra le mura domestiche dell’appuntato, ma per prudenza gli inquirenti non escludono ancora alcuna ipotesi. Compresa quella dell’avvertimento ai danni dell’ex pm anti-camorra. Il rogo notturno ha infatti danneggiato anche l’auto in sosta della sorella di Pierpaolo Filippelli, una ‘Clio’ che lo stesso magistrato pare utilizzasse.
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Filippelli da anni vive sotto scorta. Il pm antimafia, in passato, è finito nel mirino dei boss della camorra. In un’intercettazione del 2007 il ras di Ercolano, Alfio Papale, avrebbe infatti indicato il magistrato tra le persone da eliminare. ‘Colpevole’, soltanto, di fare il suo dovere a suon di richieste di condanna.
Ad incentivare la prudenza nelle indagini anche il ruolo da procuratore appena assunto dal magistrato minturnese a Torre Annunziata: la città del decimato clan Gionta. E un precedente. Nell’aprile 2010, dopo aver accettato dal CSM l’incarico all’ombra del Vesuvio, il neo Aggiunto Raffaele Marino (già sostituto procuratore alla dda partenopea) ricevette al Palazzo di Giustizia di Corso Umberto un plico delle Poste. Nella busta c’erano sette proiettili calibro 7,65 e un messaggio in dialetto: "Se non la smetti, questi proiettili saranno per te e per la tua scorta".
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