“Accetti la galera quando sai di avere sbagliato e devi pagare il tuo debito con lo Stato. Finire dietro le sbarre da uomo innocente è un inferno. Sono passati trent’anni, ma niente cancella ciò che è successo. Questo è un marchio che ti porti addosso tutta la vita”.

L’avvocato Bernardo Brancaccio fatica a trattenere le lacrime mentre ripercorre la sua intricata vicenda giudiziaria. Al centro del convegno sull’ingiusta detenzione, svoltosi oggi pomeriggio a Villa Tiberiade, la storia dell’ex sindaco di Trecase accusato tren'tanni fa di corruzione e abuso d’ufficio.

“Era la mattina del 12 gennaio del ’94. Bussarono alla mia porta quattro carabinieri in cerca di un tesoro che chiaramente non c’era – spiega Brancaccio -  All’epoca ero vice presidente dell’USL 34 e sindaco di Trecase. Appena fui travolto dalla vicenda giudiziaria rinunciai all’incarico di primo cittadino. Fui accusato ingiustamente da un impiegato di avere incassato una tangente da 10 milioni di lire per spostare alcuni uffici dell’Asl da una zona all’altra di Torre Annunziata”.

Dietro le accuse contro l’avvocato Brancaccio i propositi vendicativi di un impiegato dell’Asl retrocesso di livello dopo un’ispezione della Corte dei Conti. “Non accettò la nostra decisione e giurò di farcela pagare cara. Eravamo sereni perché era giusto che occupasse una posizione adeguata alle sue competenze. Ricevemmo anche pressioni affinché non fosse retrocesso, ma noi andammo avanti in nome della giustizia. Non potevo immaginare fino a dove si sarebbe spinto”.

Il primo capo d’imputazione contro l’avvocato riguardò proprio lo spostamento di un laboratorio di analisi di Torre Annunziata da una parte all’altra della città. L’ex sindaco di Trecase fu accusato di avere firmato la delibera in cambio di una tangente di 10 milioni di lire. “Fu proprio l’impiegato in questione ad accusarmi di avergli consegnato i soldi. E ricordo perfettamente le parole degli inquirenti all’epoca: ‘Siccome si autoaccusa di averle dato personalmente la mazzetta, allora il fatto sicuramente si è verificato’. E invece era un'enorme falsità e infatti fui sempre assolto in tutti i procedimenti”.

Il dramma vissuto dall’avvocato Bernardo Brancaccio è il cuore del convegno organizzato dalla Camera Penale di Torre Annunziata sull’ingiusta detenzione. Tra i presenti all’incontro a Villa Tiberiade il Presidente del Tribunale Oplontino, Ernesto Aghina, il Procuratore Nunzio Fragliasso, l’avvocato Renato D’Antuono, presidente della Camera Penale di Torre Annunziata, l’avvocato Giuseppe Guida, Responsabile Osservatorio Errori Giudiziari, l’avvocato Pasquale Damiano,la giornalista Manuela Galletta e l'avvocato Domenico Nicolas Balzano, Vice Presidente dell'UCPI. 

Presente all’incontro anche l’avvocato Maria Formisano, al fianco di Bernardo Brancaccio nel corso della vicenda giudiziaria: “Accendere i riflettori su questo tema è fondamentale e inizio questo intervento con una domanda semplice che riassume il dramma di questo fenomeno: ‘Quanto vale una vita’? E la risposta è tra le più amare. Rapporti sociali, famiglia e lavoro sono perduti a causa di un errore giudiziario. Ed è per questo che siamo qui oggi: capire come intervenire per evitare che si sprechi la vita di una persona”.

Ad inquadrare il fenomeno anche il Procuratore della Procura di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso: "Argomento di grande attualità rispetto al quale non ci sono ricette magiche. Lo stesso ministro Nordio pensa ad interventi normativi e correttivi, penso ad esempio all'interrogatorio preventivo oppure alla decisione collegiale nell'ipotesi di richeista di custodia cautelare in carcere. Si tratta di un tema che coinvolge tutti gli operatori di diritto e siamo tutti esortati ad un maggior rigore nella valutazione degli elementi di prova e della loro acquisizione". 

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